giovedì 28 dicembre 2017

Il piano mille euro.

Berlusconi pensa ai poveri, sottolinea l'occhiello di un articolo apparso oggi su "il Giornale". Quello che mi ha interessato non è la - pur condivisibile - proposta di Belusconi di aiutare chi ha un reddito sotto i 1.000 euro. Molto più interessante è la proposta di decontribuzione per facilitare le assunzioni.

Condivido. Ma deve essere una decontribuzione permanente su tutti i lavoratori e non solo,per i giovani. Non bisogna creare una categoria di disoccupati di 60 anni, che verrebbero licenziati per essere sostituiti da giovani, il cui costo azienda è più basso grazie alla decontribuzione.

Già che ci siamo, fissiamo a 67 anni il limite per andare in pensione e leviamo questa assurda regola che l'età della pensione si adegua all'aspettativa di vita!

Ps
Sulla riorganizzazione della macchina dello Stato aspetto di leggere qualche proposta.

Libero rilancia sul mio tema

Sono sicuro che Giuliano Zulin, autore oggi di un articolo dal titolo "Tu vuo fa l'americano" pubblicato su "Libero", non ha letto il mio post di ieri. Il suo articolo mi dà però l'occasione per ribadire una parte della mia proposta: la riduzione delle aliquote IRPEF finanziata con l'eliminazione delle detrazioni e delle deduzioni. 

Anche se Zulin manterrebbe quelle per medicinali e mutui, io continuo a pensare che sarebbe meglio ridurre le tasse a tutti per rendere meno efficace qualsiasi strategia di elusione ed evitare le distorsioni che le deduzioni e detrazioni comportano. 

Ridurre le aliquote (e rivedere gli scaglioni, come suggerisce implicitamente l'articolo) avrebbe anche l'effetto di ridurre il vantaggio di evadere.

Spero che quest'articolo di Libero serva ad avviare un dibattito serio sui vantaggi di ridurre le imposte sui redditi personali e rilanciare i consumi, senza creare buchi nel bilancio. La riduzione delle gettito sarebbe infatti finanziato dalla eliminazione delle deduzioni e detrazioni. 

Ps 
In Italia la corporate Tax è al 24% ma anche le imprese hanno degli importanti riduzioni fiscali per cui il Tax rate effettivo...  

mercoledì 27 dicembre 2017

Il rilancio dell'economia parte da uno shock. Vedi la riforma delle tasse di Trump.

La battaglia del fisco è iniziata. La riforma fiscaler approvata dal Congresso americano sarà analizzata con calma e sotto molti punti di vista. Ma di sicuro rappresenta una mossa che spariglia gli equilibri e deve far pensare.

Il punto che ci deve far riflettere è che la mossa di Trump non è populismo. Ma una vera svolta in tema di tassazione. Qualche primo spunto di riflessione lo trovate qui.
https://www.economist.com/blogs/democracyinamerica/2017/12/over-hill?mbid=nl_hps_5a3d4affcbb3bf3297923726&CNDID=51826915
Vi richiamo solo 3 passaggi di quest'articolo:
1. firms will no longer pay taxes on their overseas profits.
2. At home, the corporate tax rate will fall from 35% to 21% in 2018.
3. Workers will benefit from across-the-board cuts in income taxes until 2025, after which, if Congress takes no further action, most levies for individuals will return to today’s levels or even rise.

Non è detto che questa riforma darà un'accelerazione alla crescita (le analisi sin qui uscite sembrano confermare questa possibilità), ma non creerà neppure maggiore polarizzazione nei redditi, come molti ritengono. Questa tendenza (polarizzazione dei redditi) è già in atto e dipende dai meccanismi dell'economia digitale che essenzialmente accelera processi noti, dando ancor più valore a come il capitale umano viene formato (scuola) e alle possibilità che vengono offerte per far crescere le idee fino a diventare impresa (capitale finanziario).

Come risponderà (se mai lo dovesse fare..) l'Europa? Costruita come una sovrastruttura di Stati tendenzialmente litigiosi ed egoisti, è oggi in grado di fornire una risposta? Non ne vedo ancora l'ombra.

Come risponderà il nostro Paese? Vedremo dopo le elezioni. Intanto suggerirei di riflettere su questi spunti:
- ridurre l'irpef, eliminando le detrazioni che creano distorsione. Tasse personali più basse e meno detrazioni. Il modello pre compilato diverrà ancora più semplice da gestire e per molti non servirà più. Come ho ricordato in un precedente post, su 790 €mld di redditi lordi quale base Irpef, dopo 66 €mld di detrazioni di imposta possiamo dire che 40.8 milioni di contribuenti pagano un’aliquota media del 20%, il 95% di loro “solo” il 16% di aliquota effettiva. Ma le persone sono in grado di calcolare l'aliquota effettiva? La riduzione di 1% di Irpef su tutte le aliquote costa 7,9 miliardi. Eliminando tutte le detrazioni potremmo ridurre le aliquote almeno di 8 punti. A tutti! Pensate che la spesa per medicine crolli o nessuno andrà più dal dentista o dal veterinario?
- Far aumentare l'IVA. Ci stiamo trascinando le clausole di salvaguardia dal governo Monti, ingessando la fiscal policy. Anziché trovare 15 miliardi solo per rinviare al futuro l'aumento delle indirette, lasciamo scattare l'IVA e utilizziamo le risorse così ottenute per la scuola (attrarre professori e studenti dall'estero e mettere a disposizione degli studenti le tecnologie disponibili) ed investire in programmi di venture capital e private Equity per le nostre imprese.
- Concentrare gli incentivi e le detrazioni per le imprese su tre capitoli: a) investimenti b) formazione dei dipendenti c)assunzioni di personale eliminando tutto il resto

E l'Europa cosa ci dirà? Non ci sarà bisogno che l'Europa dica qualcosa. Ci perderemo nel labirinto delle coperture e delle lobby prima di attuare qualche riforma e quindi che l'Europa, spaurita è spaventata da un'Italia forte, dica qualcosa.

domenica 17 dicembre 2017

Facciamo i conti senza l'oste?

Come sempre campagne elettorali sono belle perchè creative. Non ne ricordo una che non avesse il 90% di contenuti demagogici e il 10% di cose inutili. Certo, in questa fase occorre andare al governo e per questo fine ogni mezzo è quello giusto. Sperando in un governo prossimo capace di governare una situazione molto complessa.


I conti pubblici. In Italia abbiamo stabilizzato il deficit:  30-35 €mld di deficit annuo. La spesa pubblica cresce, ma sopratutto grazie ad una voce, quella che ha registrato il +72% in 17 anni, le prestazioni sociali (pensioni in gran parte è CIG). Lo squilibrio tra contributi incassati e prestazioni sociali erogate è stato (dal 2000 al 2016) di circa 1.3 trilioni di euro, mentre il debito è salito di "solo" 0,8 trilioni di euro. Austerità??? 


Ora il Fondo monetario (ma attenzione all'UE che da 3 anni dice la stessa cosa) chiede di ridurre il debito. Pensando alla demografia e al modello di crescita e sopratutto alla mancata riforma della pubblica amministrazione, come faremo a ridurre il debito con la crescita? Oramai non possiamo più aggrapparci al mito delle privatizzazioni, abbiamo venduto tutto il vendibile e non si possono certo aumentare le tasse.

Al contrario in campagna elettorale si parlerà di ridurre le imposte. Su 790 €mld di redditi lordi quale base Irpef, dopo 66 €mld di detrazioni di imposta possiamo dire che 40.8 mio di contribuenti pagano un’aliquota media del 20%, il 95% di loro “solo” il 16% di aliquota effettiva. Il 5% dei contribuenti paga il 40% dell’ Irpef. Lotta vera all'evasione????

sabato 7 ottobre 2017

Dal Bar al(la) VAR l'Italia cambia, ma non nella politica

Chi a Roma non ricorda il gol di Turone? E le infinite polemiche e discussioni che ancora oggi anima i bar di Roma. O chi a Milano non ricorda il gol di Muntari? 

Non serve dire altro. Ma oggi la tecnologia tenta di togliere agli italiani il piacere della polemica del lunedì al bar legata al gol (ingiustamente) annullato o al fuorigioco inesistente o al rigore regalato. La VAR sta cambiando il calcio e le abitudini del Bel Paese. 

Non solo nel calcio. Nella vita quotidiana la tecnologia è sbarcata prepotentemente e sta cambiando il  modo di vivere. Sta cambiando la società e mette in crisi i valori tradizionali. Non dovrebbe. Ma evidentemente le sirene social attraggono più di sani valori. In verità scopriamo che imbrogliare è più difficile oggi, che tenere nascoste le verità quasi impossibile. Forse il Paese non aveva poi tutti questi "sani principi" ed era pervaso da un germe che lo ha portato alla decadenza.

E allora mi sorprendo che la prossima legge elettorale avrà 90 votazioni segrete. E mi sorprendo quando Pino Pisicchio, capogruppo del gruppo Misto, una vita spesa a Montecitorio, ricorda la presenza dello «spirito animale dell'Aula»: «E' pericoloso, imprevedibile e non va mai sottovalutato», spiega, «questo spirito animale si impossessa delle centinaia di deputati che non hanno alcuna speranza di tornare in Parlamento. E, nel segreto dell'urna, fa scattare l'antica sindrome del muoia Sansone con tutti i filistei». E degli interessi del Paese? Importa qualcosa a qualcuno?


Tutto è trattato come se fosse una partita di pallone senza la VAR: inciucio è la parola più usata. Ed in tempo di VAR al Parlamento si vota ancora a scrutinio segreto. La maggior delusione viene da quelle forze pseudo innovative che hanno mostrato il loro vero volto. In tempo di VAR i giochi durano poco. 





domenica 24 settembre 2017

NADEF Deficit amore mio, prima riflessione

Il deficit che ci saremmo aspettati per il 2018 era -1.8% dopo un -2.1% del 2017. E sopratutto dopo il libro di Matteo Renzi e prima delle elezioni... L’obiettivo annunciato va letto anche alla luce di un maggior PIL nominale. Quindi, forse....vediamo i numeri 

Dai dati si ricava, facendo due calcoli, che il deficit 2018 dovrà scendere a 28 €mld. 
In aprile, nel DEF, si era scritto 21 €mld =1.2% del PIL. 

La buona notizia che si trova nelle righe delle tabelle è che, grazie alle maggiori entrate per ca. 6 €mld, il deficit 2018 tenderebbe a 17 €mld ovvero all’ 1.0% del PIL. Ciò consente di utilizzare 11 €mld (28-17) per finanziare buona parte dei 15.2 €mld di clausole di salvaguardia che dobbiamo cancellare per evitare l’aumento dell’IVA dal 22%  al 25%. Mancano solo 4.2 €mld per raggiungere l'obiettivo di deficit. 

Servono poi risorse per le politiche. A questo punto la lista potrebbe esser infinita, ma il famigerato mercato dovrebbe guardare alla fattibilità della manovra 2018, pesante sì in un periodo pre-elettorale, ma non impossibile, grazie alla forte tenuta/crescita delle entrate  fiscali 2017. Quindi vietato strafare. 



Tabella 1 - Governo
Programmatico

in % del PIL
2016
2017
2018
2019
crescita PIL
0,9
1,5
1,5
1,5
Deficit
-2,5
-2,1
-1,6
-0,9
Interessi
4,0
3,8
3,6
3,5
Debito Pubblico/PIL
132,0
131,6
130,0
127,1
PIL nominale in €mld
1681
1717
1770
1831

sabato 26 agosto 2017

Mifid II e nuove regole bancarie. Valgono più della Costituzione!

Tra le notizie che riguardano il risparmio che oggi campeggiano sui giornali trovate la pubblicazione della direttiva su come si devono comportare gli operatori finanziari quando propongono un investimento ai propri clienti e la notizia che la Banca Centrale Europea sta pensando di proporre una moratoria ai prelievi in caso di banche in difficoltà. Ovvero, se passasse questa proposta, non potremmo più trasferire il nostro conto corrente da una banca X ad un'altra banca, se l'autorità di vigilanza ritine che la banca X possa andare in difficolta proprio a causa di questo trasferimento.

Così, dopo aver digerito ingenuamente le norme sul Bail in, potremmo dover accettare anche questa regola che contrasta con la tutela del risparmio garantita dalla nostra Costituzione, all'articolo 47, comma 1:
La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.

Ora tutela il risparmio se consente che titoli obbligazionari non subordinati e i conti correnti possano essere utilizzati per evitare il fallimento di una banca? Lo incoraggia forse facendolo tutelare con la firma di pagine di documenti (quelli prodotti anche grazie alla MIFID)? In che modo ha controllato l'esercizio del credito se oggi sappiamo che sono stati concessi crediti anche là dove non si doveva? 

Forse andrebbe recuperata la deontologia e la professionalità. Fare il bancario non può voler dire solo raggiungere un budget di vendita di un prodotto finanziario. Qui il nostro Stato ha molte colpe, non ultima quella di aver accettato il Bail in senza colpo ferire. 

martedì 22 agosto 2017

Il bivio si avvicina. La politica deve rinnovarsi



Le prossime elezioni nel vecchio continente sono di importanza cruciale non solo per l'Europa. Ancora una volta la nostra Italia rischia di fare la differenza se solo la smette di essere considerata debole e torna ad essere un pilastro dell'Unione.  

Dall'atteggiamento che l'Europa prenderà post elezioni nei singoli Paesi,  sui temi quali la difesa comune, le politiche fiscali e i migranti dipenderà infatti molto degli assetti futuri e degli equilibri mondiali. E queste posizioni devono esser prese nell'interesse europeo e non di quello tedesco.

Angela Merkel in Germania ha da sempre teso una mano agli Stati Uniti, mentre strizzava l'occhio al suo partner commerciale più importante, la Cina.  Cosa farà la Merkel dopo le elezioni in caso di vittoria? Cina? USA? Sugli altri fronti (politica fiscale e immigrati sappiamo bene cosa succederà). E la Francia... Macron attende istruzioni!

L'Italia, l'unica rimasta senza partner per un giro di Walzer, traballa tra vecchie amicizie e nuove sfide. E' l'unica però che può fare la differenza e evitare che l'Europa si adagi sulla posizione più comoda: seguire il blocco tedesco. 

Da sempre, purtropo, l'Italia non ha mai preso posto definitivamente nello scacchiere politico mondiale. Chi vincerà le prossime elezioni prenderà posizione o continuerà a galleggiare in attesa del "principe azzurro" o del "cavaliere bianco"? 

Vediamo le opzioni per il bel paese. Provare ad essere partner della Cina?  No. C'è già la Germania e poi i cinesi non cercano partner. Sbaglia la Germania a pensare di avere un amico commerciale di quel tipo. 
La Russia allora. Certo con un ritorno di Berlusconi potrebbe diventare un'opzione. Ma solo se sarà un governo di coalizione o a guida centro destra.
Allora, agganciati agli USA? Forse non siamo più funzionali alla loro politica. 

E perché non iniziare a pensare di essere europei? Non intendo metterci dietro Francia e Germania, ma pensare di costruire una politica estera comune e non filo tedesca o francese. Così in campo economico e di politica dell'immigrazione. 

Resta il fatto che possiamo scegliere con chi andare - e l'unica scelta é di concentrarci sulla costruzione europea - ma saremo un partner gradito? 

La risposta è no. No, se questo parlamento non è in grado di votare una vera legge elettorale, che non sia espressione del tipico sentimento politico italiano, l'egoismo. Cosi, dopo non essere riuscito a fare alcune delle riforme necessarie, questo parlamento potrá essere ricordato per aver decretato il nostro declino in modo definitivo.  

La speranza è l'ultima a morire, ma è legittimo chiedersi se Berlusconi - pronto a rientrare in campo - sarà il vero padre nobile del nuovo millennio; se, dopo aver sciupato 2 legislature, stavolta non lasci il segno e ponga le basi per la governabilità di un Paese stanco e vecchio. E' anche legittimo chiedersi se gli oppositori di Berlusconi siano in grado di fare lo stesso. O di cogliere un'eventuale apertura seria del Cavaliere. Magari il M5S ci stupisce e inizia da dove una vera forza politica diversa dovrebbe partire: il bene del Paese e non dagli slogan. Sogno. Ovvio che sono un inguaribile ottimista.  
Ma la speranza è sempre l'ultima a morire.  Alla fine lo stellone italiano si accenderà. Ne sono sicuro. 
L'Italia è piena di giovani. Di risorse. Di volontà. Basterà aiutare queste componenti ad emergere! 

domenica 13 agosto 2017

Le riforme che vorrei. Le tasse di scopo al posto delle addizionali.

Faccio due passi sul litorale. Vedo sporcizia sulla spiaggia. Solo gli stabilimenti cercano di ripulire la sabbia da cicche di sigaretta, fazzoletti di carta, tappi di plastica. 

Possibile che da anni ci sia polemica sul l'applicazione della Bolkestain alle concessioni demaniali e non si parli mai del degrado delle nostre coste? Ma questa è la politica in Italia. Non si confronta sulle scelte, ma è concentrata sullo slogan migliore.

La mia proposta è molto semplice. Una tassa di scopo per la pulizia delle spiagge e la depurazione delle acque che finiscono in mare. La pagano i residenti dei comuni costieri; chi va nel comune costiero occasionalmente, la paga all'accesso al comune. 

Difficile? Non penso. Impopolare, ma necessaria per tenere pulito una ricchezza del nostro Paese. 

Altre tasse di scopo posso essere introdotte, consentendo l'eliminazione delle addizionali regionali e comunali che non sono collegate con i servizi offerti. Le addizionali o misurano l'inefficienza della politica (quando le aliquote sono più alte di quelle normali) ovvero il grado di irresponsabilità della politica rispetto ai cittadini. Chi saprà amministrare bene, riuscirà a tenere basse le tasse di scopo e a fornire servizi apprezzabili. Chi saprà amministrare bene, troverà conveniente aggregarsi per offrire un servizio migliore, al minor prezzo. Chi saprà amministrare bene verrà rieletto. 

Sarebbe finalmente applicato il principio "no Taxation without Representation" . 

“No taxation without representation”è uno slogan la cui traduzione è: “No alla tassazione senza rappresentanza” che negli Usa durante gli anni 1750 e 1760 riassumeva una lamentela primaria dei coloni britannici nelle Tredici Colonie, che fu una delle cause principali della Rivoluzione americana. 

Potrebbe essere il nuovo inizio del federalismo italiano, dopo la bocciatura, da parte della Corte Costituzionale, della regola che prevedeva l'ineleggibilità per chi aveva male amministrato.  

Sarebbe la rinascita del Paese. Basta tasse e imposte generiche. I cittadini vogliono sapere per cosa servono le tasse che pagano. 

sabato 12 agosto 2017

La bugia delle tasse. Tra Renzi e Berlusconi c'è un Paese che chiede aiuto

Siamo solo all'inizio. La campagna elettorale (ufficialmente) non è ancora iniziata, ma tra gli schieramenti è già iniziata la guerra. Di parole e slogan. Chi con un libro, chi con un'intervista ai giornali, che con dei paper, le varie fazioni in campo si buttano sull'argomento preferito dagli italiani: pagare meno tasse (e mantenere invariati i servizi ottenuti). 

Il punto è proprio questo: gli italiani non riescono a capire perché pagano le tasse. La politica in questi anni non ha fatto nulla per ricordare i servizi che vengono assicurati con le tasse: scuola, sanità, pronto soccorso, sicurezza, pulizia delle strade, spegnimento di incendi, regolazione del traffico, trasporto pubblico, etc. etc. Ne ha fatto nulla per migliorarli. 

E facendo così, la politica non ha fatto altro che trasmettere al cittadino la sua incapacità di gestire la cosa pubblica, dando spazio alla reazione malpancista, o come dicono altro populista, che alle volte prende il nome di Grillo, altre di Salvini. 

Se, infatti, la politica vede un problema, non deve denigrare e cavalcare il malcontento, ma decidere cosa fare e migliorare. 

Cosa migliorare? Lo spiega in modo magistrale Sabino Cassese in un articolo di questa settimana sul Corriere. Sono in primo luogo le leggi fatte male a mettere in difficoltà chi le deve applicare. Ma non basta. La PA è troppo vecchia e poco digitalizzata. Pensa in modo vecchio, come la politica. 

Ed ecco spiegato perché il tema della riduzione del carico fiscale torna nel dibattito elettorale. Anzi pre-elettorale. La vecchia politica spera di vincere le elezioni con le promesse. La solita vecchia promessa di ridurre le tasse. 


venerdì 16 giugno 2017

Persone giuste al posto giusto.


Molti giornali riportano oggi un tema. L' AD di CONSIP sarebbe consapevole di essere stato mollato. Un manager può perdere la fiducia dell'azionista. Sempre. Anche un manager di una societa pubblica. In questo caso l'azionista deve rendere trasparente il processo e le motivazioni della rimozione. 

Perché in Italia tutto diventa polemica? Vogliamo imitare il mercato e poi...

lunedì 22 maggio 2017

Guarda guarda....fiscal compact ed elezioni

Nel mio post del 20 maggio commentavo amaramente come la politica italiana (non tutta, per carità) si disinteressi degli effetti del fiscal compact.  

Oggi la Commissione europea rivolgerà i suoi “suggerimenti” specificamente all’Italia, indicando le proprie soluzioni per affrontare temi economici specifici. Si vocifera che una delle proposte che la Commissione avanzerebbe, sarebbe la reintroduzione della tassazione sulla prima casa al di sopra di certe soglie di reddito, oltre che ad un “rafforzamento” della finanziaria 2018. Che voglia dire poi "rafforzamento" di una cosa di cui non si sa ancora nulla....


Qualcuno mi ha chiesto perché nel post parlavo di ipocrisia. Perché le nostre forze politiche, quelle che nel Parlamento italiano hanno votato la mozione anti fiscal compact hanno anche votato il 16 febbraio una mozione del Parlamento Europeo dove si chiede di introdurre il fiscal compact nei trattati. 

Infine, sul fronte politico, fa capolino la data del 24 settembre come suggerimento per le elezioni in Italia.




sabato 20 maggio 2017

Ipocrisia e governo. Fiscal compact addio?

Che si sia ormai aperta la campagna elettorale è abbastanza evidente. Sono le riunioni del G7 che si tengono in Italia a far sì che questo non appaia chiaramente sui titoli dei giornali, ma in realtà ormai i vari movimenti politici o presunti tali stanno seduti a tavolino per immaginare la legge elettorale e la strategia per massimizzare il consenso popolare. Slogan, nomi, volti. 

Nel frattempo, vengono approvate dalla Camera mozioni che impegnano il governo ad azioni su vari temi tra cui il fiscal compact (Vedi qui).  La questione non è neanche così importante da farla mettere all'ordine del giorno da sola e per cercare cosa la Camera dice sul tema occorre scorrere molto il documento e finalmente ci si trova di fronte a "MOZIONI CONCERNENTI LA QUESTIONE DELL'INSERIMENTO DEL COSIDDETTO FISCAL COMPACT NEI TRATTATI EUROPEI, NONCHÉ LE POLITICHE ECONOMICHE E DI BILANCIO DELL'UNIONE EUROPEA" . 


Intanto iniziamo a chiederci se qualcuno a Bruxelles, in Italia o in Europa abbia letto queste mozioni.  

Io credo che se lo hanno fatto, stanno ancora ridendo, non tanto per quello che c'è scritto, quanto per il valore politico blando che queste mozioni hanno e che si misura da come poco sia stato il dibattito in Parlamento e assente la risonanza mediatica. 

Ha dunque ragione chi, come Gustavo Piga, punta il dito sullo "sgoverno" e non solo. 

Vediamo di chiedere alla classe politica non di cambiare slogan, ma di lasciare lo shortermismo che ci sta portando nel baratro. Chiediamo ai giornali di favorire un dibattito politico sulle proposte e di lasciare allo strillone politico lo spazio che merita. La strada. 

Possiamo ancora farcela. Basta essere dei buoni cittadini e votare per il vero rinnovamento del Paese. 



martedì 25 aprile 2017

Alitalia, il pasticcio è servito. E non è finita...

La fine di Alitalia non è stato segnato ieri dal referendum dei lavoratori, come molti si sono affrettati a dichiarare o scrivere. L'Alitalia è finita quanto, decisa l'alta velocità, la tratta più redditizia - la Milano / Roma - è stata messa sotto pressione dal treno veloce. 

In altre parole, la fine di Alitalia è dovuta alla a mancanza di visione strategica della nostra classe politica che, nel decidere una giusta insfrastruttura, non ha visto più lontano del suo naso e ha mancato di disegnare alleanze e strategie di espansione di quella che all'epoca (anni novanta) era la compagnia di bandiera dell'Italia. 

L'ultima speranza, su di un percorso pieno di errori di strategia industriale e politica, fu il matrimonio con AiR France, che venne fatto naufragare dai "capitani coraggiosi", ancora una volta supportati (o forse sospinti) da una politica miope che vedeva nell'italianità un valore da difendere. 

Ma la miglior difesa è l'attacco, dice un proverbio popolare. Questo è vero sopratutto in economia e le imprese che giocano sulla difensiva vengono spazzate vie dal vento dell'innovazione e dell'aggressività della concorrenza. Ne volete degli esempi o vi basta ricordare Loro Piana e gli altri marchi della moda? Vogliamo ricordare Pioneer, che gestisce i risparmi degli italiani è che ora non è più di proprietà di un'impresa nazionale? 

Ora si tratta di capire solo quale sarà il prossimo obiettivo.

La grande distribuzione. Sì perché se le nostre coop (sono ben 7) o la S lunga non capiscono di essere troppo piccole e non si mettono insieme per un patto strategico di consolidamento e attacco, saranno presto preda di qualcuno più grosso e con denari a sufficienza per comprare le catene di distribuzione italiane. Ed allora vedrete gli scaffali pieni di prodotti esteri, che già sono ben presenti. 

Nulla di male, io amo la concorrenza, ma amo sopratutto l'Italia e mi domando: che ne sarà della nostra agricoltura? Marginalizzata, come sta succedendo a molti dei settori produttivi italiani, dalle banche all'acciaio. 

La soluzione passa per una politica che abbandoni il suo shortermismo e si dedichi a rispondere, seppur tardivamente, alla sfida della globalizzazione. Ne abbiamo la forza (l'Europa) e la capacità (le nostre PMI). Serve solo più coraggio (e meno urli) e visione (e meno slogan) nei nostri politici. 



domenica 19 marzo 2017

La politica dei giusti. Trasparenza e nomine

 In questo fine settimana molti giornali hanno parlato del processo di nomina che interessato una serie di imprese quotate il cui azionista di riferimento e direttamente o indirettamente lo Stato. 

 Un conto spesso di peso non mai portato fino a qua estrema, ovvero il ruolo che hanno avuto tre head Hunter che hanno fornito ed analizzato curricula  governo.
Quello che avrei voluto vedere è una decisa richiesta di pubblicare i risultati del lavoro di questi HH per capire che cosa esattamente hanno proposto e quanto il governo si è distanziato dal loro lavoro. 

Certo alla pubblicazione sarebbe seguito che lavoro che avrebbe avuto analizzare e capire le scelte del governo in chiave di mera trasparenza e costruttività.

Questo lavoro di confronto doveva esser fatto per il presidente e l'amministratore delegato, ma anche tutti gli rappresentanti del consiglio.  Presenze non meno importanti delle cariche con deleghe. 

Ma se queste nomine hanno avuto l'onore delle cronache, sarà lo stesso per le società non quotate che vedranno rinnovare i propri consigli di amministrazione entro il prossimo luglio? Come mai le forze politiche che spesso questa volta non ci sono fatte sentire?

La trasparenza è un bene pubblico, non bisogna abusarne, ma in certi casi l'unico antidoto al populismo.

venerdì 10 marzo 2017

Il Draghi-pensiero. Secondo me ....

Le dichiarazioni del Presidente della BCE Draghi presentano due facce: una apparentemente molto “dovish”, ma stuzzicato dalle domande dei giornalisti, una anche molto "howkish". Attenzione, perché non parla più del fatto che “all instruments are available”, non parla più di TLTRO, rischi sempre al downside, ma complessivamente migliorati. 

Cosa voglia dire lo dovete chiedere a lui. 
La mia lettura è che siamo al picco della politica monetaria accomodante dopo oltre sei anni. Ci attendiamo quindi di iniziare un periodo meno accomodante già dal prossimo giugno. 

Questo vuol dire che il costo del debito pubblico inizierà a salire e quindi la manovra di bilancio che dovrà essere varata entro ottobre prossimo, dovrà tenere contro anche di un costo del debito che tenderà ad aumentare. È questo non è bello. 

Se poi aggiungo che la questione del debito greco non è risolta, le prossime elezioni politiche in Europa, il quadro che ottengo è molto incerto. 

Meno male che i nostri politici lo sanno. O no? 

lunedì 6 marzo 2017

La politica dei giusti. Eppur si muove (sperem)

Stefano Folli stamane su La Repubblica richiama il tema che ho affrontato nel post di ieri (qui) in modo molto più efficace di me e focalizzando l'attenzione sulla legge elettorale. 

Il tema che emerge nell'articolo di Folli è, a mio avviso, quello dell'incapacità di questo Parlamento di giungere alla definizione di una buona legge elettorale. In attesa del nuovo segretario del PD, infatti, il dibattito pubblico sul tema sembra essere morto. 

In realtà il tema resta l'oggetto di dibattito (riservato) tra i partiti. Il PD resta sul sistema maggioritario, Forza Italia su quello proporzionale, come sembra il M5S. 

Il tema è centrale per il Paese. Certo la legge elettorale deve, prima di tutto, assicurare la rappresentanza degli interessi ed obiettivi del popolo italiano, ben descritti nella prima parte della nostra Costituzione. Parlare solo di governabilità, quindi, è limitativo rispetto alla responsabilità che aspetta questo Parlamento e a questa classe politica. 

Come sono centrali altri temi, quelli economici. Si nota il risveglio del Governo, almeno comunicativo, in attesa che il DEF illustri le azioni di politica economica e che la correzione dei conti chiesta dalla Commisione Europea non sia solo un incremento di tasse, ma contenga quei provvedimenti a lungo attesi che consentano di far ripartire la competitività. 

L'utilizzo della politica economica per ridare fiato al PIL, sarebbe la vera riforma strutturale che il Paese attende. È forse anche l'Europa. 

domenica 5 marzo 2017

La politica dei giusti. Ripartire per non fermarsi

La politica italiana continua ad essere intrappolata nel renzismo a sinistra e nel belusconismo a destra. Incapace di avere una visione del Paese, quello che possono fare i nostri politici è cercare il vicino di casa da attaccare e sconfiggere. 

Mentre questo spettacolo va in scena, il resto del mondo va avanti, confuso anch'esso ma terribilmente pericoloso. A partire da quanto accade in Korea del Nord, fino ai movimenti populisti pronti a raccogliere migliaia di voti senza avere idea di cosa fare una volta al potere. 

Dando uno sguardo alle scelte di politica economica dei 1.000 giorni di governo Renzi ci accorgiamo che le risorse rese disponibili dal QE e dalla flessibilità europea potevano essere destinata a ridurre il cuneo fiscale, oltre che le imposte su reddito di famiglie e imprese. Target in parte colpiti, ma non l'incisività e la tempestività necessarie. 

Mi sono sempre chiesto cosa sarebbe successo se, 3 anni fa, il nostro deficit fosse stato portato al 5% per ridurre il cuneo fiscale e le tasse dirette su famiglie e imprese. Il tutto nell'ambito di un accordo con l'UE che prevedeva un percorso di rientro ed un piano di riforme necessarie al sistema per rendersi libero di crescere. Nel piano andava ricompreso l'abolizione di tutte le agevolazioni amministrate (quelle cioè che per averle occorre fare una domanda alla pubblica amministrazione) in favore di incentivi automatici come quelli che sono stati inseriti per il 2016 ed il 2017 e che stanno trainando gli investimenti privati e l'economia. 

I burocrati liberi dall'impegno di amministrare incentivi, potevano essere ricollocati nei tribunali o per utilizzare i fondi europei o, come si fa nel settore privato, fatti uscire dal mondo pubblico del lavoro. 

Spesso mi rispondo "non sarebbe successo nulla". Anzi. Saremmo ripartiti. Il QE avrebbe drogato i mercati, le imprese avrebbero ripensato il loro modello di business, le banche avrebbero meno NPL nel portafoglio. 

Ma la paura e la mancanza di leadership da un lato, la resistenza al cambiamento del nostro sistema dall'altra ci hanno condannato ad un declino, reversibile ancora per poco. Il mondo avanza, con o senza l'Italia a tirare. 

lunedì 27 febbraio 2017

La politica dei giusti. Mettiamo le mani avanti...

Come scriveva ieri Dino Pesole su Il sole 24 ore, più importante della manovrina è il piano delle riforme. Nel country report pubblicato mercoledì della scorsa settimana, la Commissione Europea ha chiarito che fino ad oggi l’Italia non era entrata nel braccio correttivo del Trattato a causa del suo alto debito – e che non si riduce ad un passo adeguato – perché aveva portato avanti un piano di riforme per aumentare la sua attrattività economica.

Come leggere questa indicazione? Si potrebbe dire che il Governo Gentiloni non sia in grado di portare avanti il processo di riforme allo stesso modo in cui fece il Governo Renzi visto che la maggioranza parlamentare è meno solida, anche a causa dell’avvicinarsi delle elezioni (per me il 10 settembre p.v.) 

Ma l’Europa guarda lontano, in un momento in cui la dinamica dei suoi Paesi Membri è confusa, date le elezioni alle porte in Francia, Olanda e Germania che si svolgeranno in un contesto nuovo, quello che vede l’avanzata del populismo e il tramonto dei vecchi schemi di confronto tra partititi che è andata avanti dai primi anni ‘90.

Se l’Italia sarà governata da un esecutivo che porterà avanti le riforme volute dall’Europa, la minaccia di farla entrare nel braccio correttivo del Trattato, che vuol dire meno spazi alle scelte di politica economica, verrà ritirata. In caso contrario, e per non essere tacciata di interferire con il risultato delle prossime elezioni politiche, l’Europa si prenderà la responsabilità di correggere la nostra finanza pubblica, imponendo un forte processo di riforma non autodeterminato. In questo modo, poi, si evita che l’Italia si impegni nella discussione di come riformare il fiscal compact e il bail in, di cui (e non solo noi) avremmo avuto interesse e capacità di proporre valide alternative.





sabato 25 febbraio 2017

La politica dei giusti. La scissione per vincere ancora

Sarà la mia impressione ma che si è consumata in questi giorni nel partito democratico è funzionale ad una strategia elettorale ben precisa. 

Mi sembra infatti che si stia aprendo la strada ad una legge elettorale maggioritaria che dia un premio alle coalizioni ed uno sbarramento che si applicherà solo nel caso in cui i singoli partiti correranno da soli. 

L'Argomento "legge elettorale", tanto gettonato sui giornali quanto nel dibattito politico subito dopo l'uscita della sentenza della consulta, oggi è sottotraccia nella discussione politica e giornalistica. Mentre è evidente che la discussione su questo tema continua tra le forze politiche, in quanto da essa dipende la sopravvivenza nel Parlamento di alcuni soggetti e la possibilità di essere forza di governo. 

La strategia di Matteo è chiara. Ha l'appoggio di Forza Italia, quasi incondizionato. Ma anche di Aticolo 1 se avesse bisogno di una stampella a sinistra per forzare su alcuni temi a lui cari e per i quali  non trova molto interesse nel suo attuale alleato sotterraneo di Governo. Ma anche di entrambi se dovesse formare un governo per evitare che corse populiste diventino esecutivo. 

Una notazione. I populisti sbagliano in una cosa: nell'incantare le persone con facili prospettive. Ma hanno una forte ragione: i politici parlano troppo dei bisogni dei cittadini e fanno poco o nulla per risolvere i problemi. Ad esempio: perchè nessuna forza politica parla della possibilità (da esercitare quest'anno) di cambiare il fiscal compact e il Bail in??


domenica 19 febbraio 2017

La politica dei giusti. Lo zero virgola della politica.

Sono stato lontano dall'Italia per qualche settimana e tornando trovo il caos più totale. Non un dibattito sui problemi reali del Paese, ma un surreale, continuo, chiacchiericcio su temi ininfluenti. 

Le forze politiche, invece di mostrare unità di fronte al malessere degli italiani, combattono a suo di slogan e di annunci di quello che faranno una volta al potere. Questo l'unico scopo del loro blaterare: il potere.

Intanto il declino del Paese è inarrestabile. E lo vedi bene tornando a casa da un viaggio di soli 300 chilometri. Vedi, tornando, una grande voglia di fare da parte di tanta gente è una politica, che salvò rare eccezioni, si arrocca su vecchie posizioni ed è priva del coraggio di fare. 

Fare cosa vi chiederete? Mettersi in gioco per le vere battaglie. In primis, la riforma del fiscal compact e del Bail in. Ora è il momento di mobilitare i parlamentari europei e i nostri rappresentanti nelle istituzioni per aprire un varco politico su due temi che ci stanno facendo affondare più rapidamente. Ora è il momento di chiedere al Governo di fare il piccolo aggiustamento sui conti, ma di affondare il coltello su due più importanti. In questo ha ragione Bersani. Ma nessuno, neppure il suo partito, ha raccolto quest'invito. Tutti a pensare a come prendere un zero virgola che consenta di influenzare il parlamento e il governo dopo il prossimo voto. 

Ma che senso ha governare un Paese che lentamente scivola verso il baratro se non quello di riportarlo in cima alla classifica della politica mondiale? Questa la riflessione che chiedo ai nostri politici. Ma forse mi illudo sappiano rispondere. 

domenica 8 gennaio 2017

Dal rilancio dei musei, un'occasione di crescita per l'Italia.


Esulta il ministro Franceschini con i dati alla mano dell'affluenza di visitatori ai musei. Forse anche grazie alla circostanza che ogni prima domenica del mese, nei musei statali, si entra gratis.

Se ragiono sul tema mi viene da pensare che se la domanda è così alta quando il prezzo è zero, vuol dire che il prodotto offerto non è di alta qualità. In altre parole, pur essendo le opere d'arte conservate nei nostri musei di incalcolabile bellezza e interesse storico-culturale, le modalità per la loro fruizione non consente di attrarre masse di visitatori se non quando il prezzo è zero.

Dopo aver esultato, inviterei il Ministro ad una seria riflessione su come questa risorsa dell'umanità è gestita. Rifletterei sulla responsabilità che abbiamo nel rendere più attraenti i nostri musei. Come occorre pensare i musei come attrazione è offrire servizi in linea con le aspettative di viaggiatori. Anzi, far diventare la cultura il motivo principale per cui il nostro Paese torna ad essere la metà del turismo internazionale. Perché abbiamo perso - per chi non se n'è accorto - anche questo primato. E da tempo.

Occorre investire in quello che veniva chiamato il sistema Paese per rendere fruibili musei e città, luoghi di vacanza e di benessere (terme). Non basta un concorso internazionale per scegliere i direttori dei musei se poi tutt'intorno rimane lo stesso. Non basta un film girato a Roma per attrarre i turisti. Possono essere passi nella giusta direzione. 

Serve un progetto che metta da parte il campanilismo storico imperante nel nostro Paese e metta davanti a tutto un solo ideale: l'Italia

giovedì 5 gennaio 2017

Il valore economico del sistema giuridico.

Ho trovato sul web questo interessante paper che illustra l'importanza del settore legale nell'economia britannica. 

Il lavoro indica come la giustizia civile possa creare PIL e quindi occupazione. Attenzione: non si tratta di velocità dei processi, ma di come il sistema giuridico (Common law) lavora e che per le sue caratteristiche consente alla Gran Bretagna di essere il principale centro degli affari in Europa. Posizione che evidentemente può essere messa in discussione dalla Brexit. 

Il paper indica il perché di tale importanza solo indirettamente, quando auspica che il Governo lavori con l'industria "to develop and implement a campaign to promote the value and use of English law in commercial contracts and London as the leading international centre for dispute resolution."

In altre parole nelle transazioni commerciali mondiali si utilizza la English law e se il nostro sistema vuole tornare a essere leader nel mondo deve spostarsi su quelle regole, almeno in campo commerciale. Ripeto. Si tratta di una logica diversa, ma poi neanche tanto a ben guardare rispetto alla nostra tradizione, con cui il sistema commerciale mondiale lavora rispetto al nostro. 

Perché è importante questo cambiamento? Il paper lo dice così: "the UK’s long-term economic prospects are closely linked to the ability of the legal services sector to offer a full range of enabling legal services to clients from across the world;" e suggerisce che il Governo inglese deve lavorare per mantenere  "continued international competitiveness of the UK’s legal services sector."

Si può fare. 

Ps
Alle volte dimentico che il nostro Paese è resistente al cambiamento. Ma se vogliamo dare una risposta ai bisogni crescenti della popolazione il cambiamento è necessario. 

Pps
Se gli avvocati in Italia non si organizzano in law firm saranno sbaragliati dalla concorrenza delle law firm internazionali. Anche da qui si vede la volontà di cambiare.