Siamo alle solite. Nuove dismissioni di immobili pubblici non a reddito, magari senza destinazione d'uso e con le solite polemiche.
Intendiamoci subito. Meglio questo che lasciare gli immobili chiusi o meglio aperti al degrado.
Ma nel corso del tempo era stato pensato uno strumento capace di dare nuova vita agli immobili dismessi prima di metterli sul mercato o destinarli ad utilizzi sociali o produttivi. Che ruolo gioca oggi questa SGR ?
Perché non si da seguito al progetto che prevede che un'agenzia governativa si faccia carico del ruolo di sviluppatore?
Ora vediamo il piano del governo. Magari troviamo le risposte a queste ed altre domande...
Lavoro per il futuro del mio Paese e amo la mia famiglia. Ho iniziato un blog per metterci i miei suggerimenti alla Politica. E' una forma di partecipazione attiva. Sostengo chi ha a cuore il futuro dell'Europa e del nostro Paese. @LourdePatte
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domenica 7 aprile 2019
domenica 2 settembre 2018
Anche Cottarelli diventa populista?
Non fatevi ingannare dal titolo de "La Stampa" di oggi che introduce uno scialbo articolo di Carlo Cottarelli. Sarà che Cottarelli ci ha abituato a analisi più serie, ma il suo articolo di oggi rasenta l'ovvietà.
Se mantenessimo il deficit sotto il 2% e facessimo scendere il rapporto debito / PIL non avremmo declassamenti operati dalle agenzie di rating, ne rimbrotti da parre della Commissione UE.
Un tema positivo lo colgo. Anche per mr. spending review un deficit più alto non è piu un tabù.
Anche lui, però, come per altri economisti della contabilità aritmetica come LBS, non parla mai del perché il nostro Paese cresce meno degli altri. Se l'incertezza politica si riflette sul costo del debito, la mancata crescita, l'anemia che ci perseguita da anni, non si risolve guardando alla matematica della contabilità pubblica, ma con investimenti pubblici e privati di qualità.
Quelli per mettere in sicurezza il teritorio sono indispensabili, ma per la crescita servono anche nuove infrastrutture fisiche e non. Apriamo la discussione su quali? E lasciamo l'economka aritmetica o dei decimali ad altri?
Se mantenessimo il deficit sotto il 2% e facessimo scendere il rapporto debito / PIL non avremmo declassamenti operati dalle agenzie di rating, ne rimbrotti da parre della Commissione UE.
Un tema positivo lo colgo. Anche per mr. spending review un deficit più alto non è piu un tabù.
Anche lui, però, come per altri economisti della contabilità aritmetica come LBS, non parla mai del perché il nostro Paese cresce meno degli altri. Se l'incertezza politica si riflette sul costo del debito, la mancata crescita, l'anemia che ci perseguita da anni, non si risolve guardando alla matematica della contabilità pubblica, ma con investimenti pubblici e privati di qualità.
Quelli per mettere in sicurezza il teritorio sono indispensabili, ma per la crescita servono anche nuove infrastrutture fisiche e non. Apriamo la discussione su quali? E lasciamo l'economka aritmetica o dei decimali ad altri?
giovedì 9 agosto 2018
Come non dare ragione a Gustavo Piga
Leggo oggi sul Sole 24 ore Gustavo Piga (GP) che scrive quello che molti economisti pensano, ma non dicono. Dov'è il programma economico del Governo?
Inutile dire che sono pienamente d'accordo con lui.
Nell'articolo ha finalmente individuato la terza via, quella della "non eccessiva correzione" come la strada che probabilmente l'esecutivo sceglierà di percorrere. La stessa di Padoan, che abbiamo percorso senza dirlo. Una via, quella della "non eccessiva correzione" lastricata di un mix di interventi che vanno dalla riprogrammazione della spesa (tetto alla spesa corrente e aumento di quella per investimenti), aumento dell'IVA e maggior deficit, il tutto nella speranza che l'economia cresca. Intanto, tutto questo porta maggior debito, almeno nel breve periodo.
Idealmente, quanto scrive GP mi suggerisce alcune riflessioni.
GP dimentica che, nell'era del populismo, si è sempre in campagna elettorale. Non premiano le scelte di lungo periodo, ma i 140 caratteri che dicono quello che le persone si vogliono sentire dire. Quindi perché programmare? E poi ci siamo mai attenuti ad un programma? Solo di recente abbiamo tentato un percorso di riforme. Il non avere un obiettivo ed un programma da seguire, sono la prima spiegazione di perché siamo dove siamo.
E qui la seconda considerazione. GP suggerisce, alla fine del suo articolo, che stiamo già giocando nella serie B mondiale e che il rischio è di rimanerci per sempre. Purtroppo è vero. E se la politica non riconosce questo agendo di conseguenza, semplicemente vuol dire che la situazione è anche peggio di come la scrive GP.
Infine, non sfugge che l'esito della partita che stiamo giocando passa anche per i risultati delle elezioni europee. Se l'onda populista, non solo italiana, dominerà la scena, il nostro Governo potrebbe avere una sponda per evitare di essere messa in procedura per disavanzo eccessivo, che - tecnicamente - potrebbe succedere anche domani, visto che l'Italia non rispetta, da tempo, la regola sulla riduzione del debito. Se così accadesse, Tria si troverebbe nella posizione di avere consentito al Governo di raggiungere i propri obiettivi e resterebbe al suo posto. Certo, in caso contrario, ci troveremmo con un governo in difficoltà, di cui Tria sarebbe il garante.
In breve, Tria ne esce vincitore. Si rafforza. Ma l'obiettivo dovrebbe essere quello di rafforzare l'Italia nell'Europa. Possono coincidere?
giovedì 28 dicembre 2017
Il piano mille euro.
Berlusconi pensa ai poveri, sottolinea l'occhiello di un articolo apparso oggi su "il Giornale". Quello che mi ha interessato non è la - pur condivisibile - proposta di Belusconi di aiutare chi ha un reddito sotto i 1.000 euro. Molto più interessante è la proposta di decontribuzione per facilitare le assunzioni.
Condivido. Ma deve essere una decontribuzione permanente su tutti i lavoratori e non solo,per i giovani. Non bisogna creare una categoria di disoccupati di 60 anni, che verrebbero licenziati per essere sostituiti da giovani, il cui costo azienda è più basso grazie alla decontribuzione.
Già che ci siamo, fissiamo a 67 anni il limite per andare in pensione e leviamo questa assurda regola che l'età della pensione si adegua all'aspettativa di vita!
Ps
Sulla riorganizzazione della macchina dello Stato aspetto di leggere qualche proposta.
Condivido. Ma deve essere una decontribuzione permanente su tutti i lavoratori e non solo,per i giovani. Non bisogna creare una categoria di disoccupati di 60 anni, che verrebbero licenziati per essere sostituiti da giovani, il cui costo azienda è più basso grazie alla decontribuzione.
Già che ci siamo, fissiamo a 67 anni il limite per andare in pensione e leviamo questa assurda regola che l'età della pensione si adegua all'aspettativa di vita!
Ps
Sulla riorganizzazione della macchina dello Stato aspetto di leggere qualche proposta.
Libero rilancia sul mio tema
Sono sicuro che Giuliano Zulin, autore oggi di un articolo dal titolo "Tu vuo fa l'americano" pubblicato su "Libero", non ha letto il mio post di ieri. Il suo articolo mi dà però l'occasione per ribadire una parte della mia proposta: la riduzione delle aliquote IRPEF finanziata con l'eliminazione delle detrazioni e delle deduzioni.
Anche se Zulin manterrebbe quelle per medicinali e mutui, io continuo a pensare che sarebbe meglio ridurre le tasse a tutti per rendere meno efficace qualsiasi strategia di elusione ed evitare le distorsioni che le deduzioni e detrazioni comportano.
Ridurre le aliquote (e rivedere gli scaglioni, come suggerisce implicitamente l'articolo) avrebbe anche l'effetto di ridurre il vantaggio di evadere.
Spero che quest'articolo di Libero serva ad avviare un dibattito serio sui vantaggi di ridurre le imposte sui redditi personali e rilanciare i consumi, senza creare buchi nel bilancio. La riduzione delle gettito sarebbe infatti finanziato dalla eliminazione delle deduzioni e detrazioni.
Ps
In Italia la corporate Tax è al 24% ma anche le imprese hanno degli importanti riduzioni fiscali per cui il Tax rate effettivo...
mercoledì 27 dicembre 2017
Il rilancio dell'economia parte da uno shock. Vedi la riforma delle tasse di Trump.
La battaglia del fisco è iniziata. La riforma fiscaler approvata dal Congresso americano sarà analizzata con calma e sotto molti punti di vista. Ma di sicuro rappresenta una mossa che spariglia gli equilibri e deve far pensare.
Il punto che ci deve far riflettere è che la mossa di Trump non è populismo. Ma una vera svolta in tema di tassazione. Qualche primo spunto di riflessione lo trovate qui.
https://www.economist.com/blogs/democracyinamerica/2017/12/over-hill?mbid=nl_hps_5a3d4affcbb3bf3297923726&CNDID=51826915
Vi richiamo solo 3 passaggi di quest'articolo:
1. firms will no longer pay taxes on their overseas profits.
2. At home, the corporate tax rate will fall from 35% to 21% in 2018.
3. Workers will benefit from across-the-board cuts in income taxes until 2025, after which, if Congress takes no further action, most levies for individuals will return to today’s levels or even rise.
Non è detto che questa riforma darà un'accelerazione alla crescita (le analisi sin qui uscite sembrano confermare questa possibilità), ma non creerà neppure maggiore polarizzazione nei redditi, come molti ritengono. Questa tendenza (polarizzazione dei redditi) è già in atto e dipende dai meccanismi dell'economia digitale che essenzialmente accelera processi noti, dando ancor più valore a come il capitale umano viene formato (scuola) e alle possibilità che vengono offerte per far crescere le idee fino a diventare impresa (capitale finanziario).
Come risponderà (se mai lo dovesse fare..) l'Europa? Costruita come una sovrastruttura di Stati tendenzialmente litigiosi ed egoisti, è oggi in grado di fornire una risposta? Non ne vedo ancora l'ombra.
Come risponderà il nostro Paese? Vedremo dopo le elezioni. Intanto suggerirei di riflettere su questi spunti:
- ridurre l'irpef, eliminando le detrazioni che creano distorsione. Tasse personali più basse e meno detrazioni. Il modello pre compilato diverrà ancora più semplice da gestire e per molti non servirà più. Come ho ricordato in un precedente post, su 790 €mld di redditi lordi quale base Irpef, dopo 66 €mld di detrazioni di imposta possiamo dire che 40.8 milioni di contribuenti pagano un’aliquota media del 20%, il 95% di loro “solo” il 16% di aliquota effettiva. Ma le persone sono in grado di calcolare l'aliquota effettiva? La riduzione di 1% di Irpef su tutte le aliquote costa 7,9 miliardi. Eliminando tutte le detrazioni potremmo ridurre le aliquote almeno di 8 punti. A tutti! Pensate che la spesa per medicine crolli o nessuno andrà più dal dentista o dal veterinario?
- Far aumentare l'IVA. Ci stiamo trascinando le clausole di salvaguardia dal governo Monti, ingessando la fiscal policy. Anziché trovare 15 miliardi solo per rinviare al futuro l'aumento delle indirette, lasciamo scattare l'IVA e utilizziamo le risorse così ottenute per la scuola (attrarre professori e studenti dall'estero e mettere a disposizione degli studenti le tecnologie disponibili) ed investire in programmi di venture capital e private Equity per le nostre imprese.
- Concentrare gli incentivi e le detrazioni per le imprese su tre capitoli: a) investimenti b) formazione dei dipendenti c)assunzioni di personale eliminando tutto il resto
E l'Europa cosa ci dirà? Non ci sarà bisogno che l'Europa dica qualcosa. Ci perderemo nel labirinto delle coperture e delle lobby prima di attuare qualche riforma e quindi che l'Europa, spaurita è spaventata da un'Italia forte, dica qualcosa.
Il punto che ci deve far riflettere è che la mossa di Trump non è populismo. Ma una vera svolta in tema di tassazione. Qualche primo spunto di riflessione lo trovate qui.
https://www.economist.com/blogs/democracyinamerica/2017/12/over-hill?mbid=nl_hps_5a3d4affcbb3bf3297923726&CNDID=51826915
Vi richiamo solo 3 passaggi di quest'articolo:
1. firms will no longer pay taxes on their overseas profits.
2. At home, the corporate tax rate will fall from 35% to 21% in 2018.
3. Workers will benefit from across-the-board cuts in income taxes until 2025, after which, if Congress takes no further action, most levies for individuals will return to today’s levels or even rise.
Non è detto che questa riforma darà un'accelerazione alla crescita (le analisi sin qui uscite sembrano confermare questa possibilità), ma non creerà neppure maggiore polarizzazione nei redditi, come molti ritengono. Questa tendenza (polarizzazione dei redditi) è già in atto e dipende dai meccanismi dell'economia digitale che essenzialmente accelera processi noti, dando ancor più valore a come il capitale umano viene formato (scuola) e alle possibilità che vengono offerte per far crescere le idee fino a diventare impresa (capitale finanziario).
Come risponderà (se mai lo dovesse fare..) l'Europa? Costruita come una sovrastruttura di Stati tendenzialmente litigiosi ed egoisti, è oggi in grado di fornire una risposta? Non ne vedo ancora l'ombra.
Come risponderà il nostro Paese? Vedremo dopo le elezioni. Intanto suggerirei di riflettere su questi spunti:
- ridurre l'irpef, eliminando le detrazioni che creano distorsione. Tasse personali più basse e meno detrazioni. Il modello pre compilato diverrà ancora più semplice da gestire e per molti non servirà più. Come ho ricordato in un precedente post, su 790 €mld di redditi lordi quale base Irpef, dopo 66 €mld di detrazioni di imposta possiamo dire che 40.8 milioni di contribuenti pagano un’aliquota media del 20%, il 95% di loro “solo” il 16% di aliquota effettiva. Ma le persone sono in grado di calcolare l'aliquota effettiva? La riduzione di 1% di Irpef su tutte le aliquote costa 7,9 miliardi. Eliminando tutte le detrazioni potremmo ridurre le aliquote almeno di 8 punti. A tutti! Pensate che la spesa per medicine crolli o nessuno andrà più dal dentista o dal veterinario?
- Far aumentare l'IVA. Ci stiamo trascinando le clausole di salvaguardia dal governo Monti, ingessando la fiscal policy. Anziché trovare 15 miliardi solo per rinviare al futuro l'aumento delle indirette, lasciamo scattare l'IVA e utilizziamo le risorse così ottenute per la scuola (attrarre professori e studenti dall'estero e mettere a disposizione degli studenti le tecnologie disponibili) ed investire in programmi di venture capital e private Equity per le nostre imprese.
- Concentrare gli incentivi e le detrazioni per le imprese su tre capitoli: a) investimenti b) formazione dei dipendenti c)assunzioni di personale eliminando tutto il resto
E l'Europa cosa ci dirà? Non ci sarà bisogno che l'Europa dica qualcosa. Ci perderemo nel labirinto delle coperture e delle lobby prima di attuare qualche riforma e quindi che l'Europa, spaurita è spaventata da un'Italia forte, dica qualcosa.
domenica 24 settembre 2017
NADEF Deficit amore mio, prima riflessione
Il deficit che ci saremmo aspettati per il 2018 era -1.8% dopo un -2.1% del 2017. E sopratutto dopo il libro di Matteo Renzi e prima delle elezioni... L’obiettivo annunciato va letto anche alla luce di un maggior PIL nominale. Quindi, forse....vediamo i numeri
Dai dati si ricava, facendo due calcoli, che il deficit 2018 dovrà scendere a 28 €mld.
In aprile, nel DEF, si era scritto 21 €mld =1.2% del PIL.
La buona notizia che si trova nelle righe delle tabelle è che, grazie alle maggiori entrate per ca. 6 €mld, il deficit 2018 tenderebbe a 17 €mld ovvero all’ 1.0% del PIL. Ciò consente di utilizzare 11 €mld (28-17) per finanziare buona parte dei 15.2 €mld di clausole di salvaguardia che dobbiamo cancellare per evitare l’aumento dell’IVA dal 22% al 25%. Mancano solo 4.2 €mld per raggiungere l'obiettivo di deficit.
Servono poi risorse per le politiche. A questo punto la lista potrebbe esser infinita, ma il famigerato mercato dovrebbe guardare alla fattibilità della manovra 2018, pesante sì in un periodo pre-elettorale, ma non impossibile, grazie alla forte tenuta/crescita delle entrate fiscali 2017. Quindi vietato strafare.
Tabella 1 - Governo
|
Programmatico
| |||
in % del PIL
|
2016
|
2017
|
2018
|
2019
|
crescita PIL
|
0,9
|
1,5
|
1,5
|
1,5
|
Deficit
|
-2,5
|
-2,1
|
-1,6
|
-0,9
|
Interessi
|
4,0
|
3,8
|
3,6
|
3,5
|
Debito Pubblico/PIL
|
132,0
|
131,6
|
130,0
|
127,1
|
PIL nominale in €mld
|
1681
|
1717
|
1770
|
1831
|
domenica 13 agosto 2017
Le riforme che vorrei. Le tasse di scopo al posto delle addizionali.
Faccio due passi sul litorale. Vedo sporcizia sulla spiaggia. Solo gli stabilimenti cercano di ripulire la sabbia da cicche di sigaretta, fazzoletti di carta, tappi di plastica.
Possibile che da anni ci sia polemica sul l'applicazione della Bolkestain alle concessioni demaniali e non si parli mai del degrado delle nostre coste? Ma questa è la politica in Italia. Non si confronta sulle scelte, ma è concentrata sullo slogan migliore.
La mia proposta è molto semplice. Una tassa di scopo per la pulizia delle spiagge e la depurazione delle acque che finiscono in mare. La pagano i residenti dei comuni costieri; chi va nel comune costiero occasionalmente, la paga all'accesso al comune.
Difficile? Non penso. Impopolare, ma necessaria per tenere pulito una ricchezza del nostro Paese.
Altre tasse di scopo posso essere introdotte, consentendo l'eliminazione delle addizionali regionali e comunali che non sono collegate con i servizi offerti. Le addizionali o misurano l'inefficienza della politica (quando le aliquote sono più alte di quelle normali) ovvero il grado di irresponsabilità della politica rispetto ai cittadini. Chi saprà amministrare bene, riuscirà a tenere basse le tasse di scopo e a fornire servizi apprezzabili. Chi saprà amministrare bene, troverà conveniente aggregarsi per offrire un servizio migliore, al minor prezzo. Chi saprà amministrare bene verrà rieletto.
Sarebbe finalmente applicato il principio "no Taxation without Representation" .
“No taxation without representation”è uno slogan la cui traduzione è: “No alla tassazione senza rappresentanza” che negli Usa durante gli anni 1750 e 1760 riassumeva una lamentela primaria dei coloni britannici nelle Tredici Colonie, che fu una delle cause principali della Rivoluzione americana.
Potrebbe essere il nuovo inizio del federalismo italiano, dopo la bocciatura, da parte della Corte Costituzionale, della regola che prevedeva l'ineleggibilità per chi aveva male amministrato.
Sarebbe la rinascita del Paese. Basta tasse e imposte generiche. I cittadini vogliono sapere per cosa servono le tasse che pagano.
venerdì 10 marzo 2017
Il Draghi-pensiero. Secondo me ....
Le dichiarazioni del Presidente della BCE Draghi presentano due facce: una apparentemente molto “dovish”, ma stuzzicato dalle domande dei giornalisti, una anche molto "howkish". Attenzione, perché non parla più del fatto che “all instruments are available”, non parla più di TLTRO, rischi sempre al downside, ma complessivamente migliorati.
Cosa voglia dire lo dovete chiedere a lui.
La mia lettura è che siamo al picco della politica monetaria accomodante dopo oltre sei anni. Ci attendiamo quindi di iniziare un periodo meno accomodante già dal prossimo giugno.
Questo vuol dire che il costo del debito pubblico inizierà a salire e quindi la manovra di bilancio che dovrà essere varata entro ottobre prossimo, dovrà tenere contro anche di un costo del debito che tenderà ad aumentare. È questo non è bello.
Se poi aggiungo che la questione del debito greco non è risolta, le prossime elezioni politiche in Europa, il quadro che ottengo è molto incerto.
Meno male che i nostri politici lo sanno. O no?
lunedì 6 marzo 2017
La politica dei giusti. Eppur si muove (sperem)
Stefano Folli stamane su La Repubblica richiama il tema che ho affrontato nel post di ieri (qui) in modo molto più efficace di me e focalizzando l'attenzione sulla legge elettorale.
Il tema che emerge nell'articolo di Folli è, a mio avviso, quello dell'incapacità di questo Parlamento di giungere alla definizione di una buona legge elettorale. In attesa del nuovo segretario del PD, infatti, il dibattito pubblico sul tema sembra essere morto.
In realtà il tema resta l'oggetto di dibattito (riservato) tra i partiti. Il PD resta sul sistema maggioritario, Forza Italia su quello proporzionale, come sembra il M5S.
Il tema è centrale per il Paese. Certo la legge elettorale deve, prima di tutto, assicurare la rappresentanza degli interessi ed obiettivi del popolo italiano, ben descritti nella prima parte della nostra Costituzione. Parlare solo di governabilità, quindi, è limitativo rispetto alla responsabilità che aspetta questo Parlamento e a questa classe politica.
Come sono centrali altri temi, quelli economici. Si nota il risveglio del Governo, almeno comunicativo, in attesa che il DEF illustri le azioni di politica economica e che la correzione dei conti chiesta dalla Commisione Europea non sia solo un incremento di tasse, ma contenga quei provvedimenti a lungo attesi che consentano di far ripartire la competitività.
L'utilizzo della politica economica per ridare fiato al PIL, sarebbe la vera riforma strutturale che il Paese attende. È forse anche l'Europa.
domenica 16 ottobre 2016
Una manovra per l'Italia 33 slide, 4 commenti
In molti hanno liquidato la manovra annunciata sabato scorso dal Governo Renzi come pre elettorale, tesa ad aumentare le possibilità che il SI prevalga al referendum.
Oggi possiamo solo commentare 33 slide presentate dal Presidente del Consiglio. Dato che i dettagli sono importanti, sarebbe meglio non azzardare commenti sulle singole misure. Meglio pensare all'impostazione generale della manovra.
1. In parte la manovra è finanziata in deficit, come le precedenti due manovre. L'effetto sul PIL è quello certificato da ISTAT per il 2014 e 2015. Lieve crescita, ad un tasso non diverso da quello pre-2008. Forse ha ragione chi dice che l'austerità a tutti i costi non fa sempre bene
2. Si registra una forte spinta sugli Investimenti, pubblici e privati. Spero di vedere cantieri utili aperti per migliorare le infrastrutture urbane e investimenti privati all'insegna di una maggiore competitività
3. Per una volta si incita il settore privato a fare la sua parte: non può sempre vivere col sostegno dei soldi pubblici. Se il sistema economico non accetta la sfida, il Paese è finito
Ci sono molti lati oscuri ancora, da scoprire dietro gli annunci. Aspettiamo di vedere la legge di bilancio per commentare.
Una sola ultima nota: la sbandierata una riforma del sistema di riscossione a favore del cittadino. L'unica cosa che i governi non fanno mai, è premiare chi le tasse le ha sempre pagate. Mi piacerebbe vedere una volta tanto una riduzione selettiva delle tasse a favore del contribuente fedele.
martedì 11 ottobre 2016
Il tallone di Matteo. La crescita economica.
In Italia il tema della crescita economica é da tempo sopito.
Le varie emergenze, molte tragiche come il terremoto, la disoccupazione giovanile, il referendum costituzionale, tolgono tempo ad una sana ed approfondita discussione che dia una risposta a questa domanda: perché l'Italia non cresce?
Scrive Paolo Baroni a pagina 7 de La Stampa ieri che ora tutte le attenzioni sono concentrate su due numeri, il livello di deficit per il 2017 e la crescita del Pil. Nessuno parla invece del debito, il nostro vero punto debole. L'ultima nota di variazione del Def ha confermato il percorso di discesa del debito ormai disatteso da anni. Si passa dal 132,8% di quest'anno (in aumento dal 132,3% del 2015) al 132,5% del 2017 per arrivare poi nel 2019 sotto quota 130.
Il giornalista ricorda che dalle privatizzazioni molto difficilmente arriverà l'aiuto che ci si aspetta. Già quest'anno il governo non raggiungerà l'obiettivo: aveva messo in conto di incassare lo 0,5% del Pil, all'incirca 8 miliardi, ed invece si è fermato allo 0,1% tra i soldi incassati con l'Enav (834 milioni) ed i proventi delle vendita di alcuni immobili.
Anche lui si aspetta che il debito scenda per effetto delle privatizzazioni, mentre dovremmo iniziare a parlare di come tornare a crescere. Investimenti pubblici, ma anche privati, e PMI. Magari con un ministro ad hoc che ne curi gli interessi!
martedì 13 settembre 2016
La Germania pronta a rivedere l'austerità in Europa! Beh non ancora
Interessante articolo apparso oggi su "La Stampa" versione on line. Questo il link dove potete leggere il pezzo. Si tratta di un intervista a Jacob Lew - Segretario del tesoro americano - che ha degli aspetti molto interessanti. L'articolo inizia così: 'Il dibattito fra austerity e crescita è finito: tutti concordano sul fatto che in questo momento bisogna alimentare la crescita'. Incoraggiante direi.
Il punto centrale dell'intervento però è più avanti quanto Lew nota, con riferimento alla Germania che 'secondo le loro stime, usano una frazione significativa dello spazio fiscale che hanno'. E prosegue: 'Non credo che vedremo un cambiamento di filosofia in Germania, però penso che abbiamo già visto un mutamento delle pratiche".
Insomma, un colpo al cerchio ed uno alla botte: la Germania sta facendo qualcosa per aiutare la crescita, ma potrebbe fare di più. A scuola avremmo detto "il ragazzo è intelligente, ma non si applica".
Senza pensare al surplus commerciale della Germania che dovrebbe far scattare delle azioni nell'UE, in Europa non si ha la sensazione che il governo tedesco sia più favorevole ad interventi per la crescita, non oltre il livello che assicura un margine di sicurezza rispetto al 3% del rapporto indebitamento su PIL. Quindi, da un punto di vista tecnico, il 3% è stato ridotto al 2,8 e nessuno l'ha notato o fatto notare. Altro che maggiore flessibilità o cambio delle pratiche! Tutt'altro.
Se si applicassero le regole cum grano salis, il tema di avere un bilancio corretto per il ciclo sarebbe neutralizzato dall'osservazione che il ciclo economico non c'è e non si prevede di vederlo tornare a meno che non si dia corso a quanto detto nel G20 (più investimenti pubblici) è ricordato da Mario Draghi giovedì scorso.
L'Europa deve riconoscere il suo graduale declino, legato anche alle misure di austerità, controintuitive vista la situazione dell'economia, ma anche alla mancanza di una politica industriale comune, che metta insieme le eccellenze nazionali in un progetto di sviluppo europeo.
Ma sono tutti concentrati sulle elezioni nazionali o appuntamenti referendari per poterci lavorare.
domenica 11 settembre 2016
Rilanciamo l'Italia con la PPP!
L'Italia è uno dei paesi dove la partnership pubblico privata è meno utilizzata; nei casi in cui ci è stato fatto ricorso, la parte pubblica ha dovuto garantire eccessivamente la parte privata, disconoscendo quindi il valore della partnership.
Questo è dovuto a diverse cause che però non sono oggetto di questo post. Idea che vorrei lanciare è quella di una partnership dove il privato effettua l'investimento - a seguito della vittoria di una regolare concessione - tutto a suo carico e dove lo Stato riconosce un credito di imposta pari al 50% dell'investimento effettuato solo una volta che lo stesso è concluso e operante.
Se per esempio dovessimo realizzare un parco eolico offshore, il privato sarebbe chiamato a realizzate tale investimento ricorrendo al capitale proprio e al debito bancario sapendo che gli verrebbe riconosciuto dallo Stato un credito di imposta che gli consente di recuperare in cinque anni la metà del proprio investimento. E così si otterrebbe l'allineamento degli interessi tra il pubblico, che vuol veder realizzata l'opera, e il privato che la vuole realizzare onestamente avendo come partner lo Stato che è disposto a ripagare il 50% dei costi sostenuti per un'opera funzionante ed operativa. I proventi poi derivanti dallo sfruttamento della concessione saranno, come oggi, a favore del privato.
Questa semplice rivoluzione avrebbe un costo a carico dello Stato - come oggi - a fronte però di opere realizzate e in grado di rispondere alle esigenze per la qugale era stata fatta un'asta per una concessione.
Certo c'è bisogno di un settore privato in grado di mettere capitale - che verrà ben remunerato - e prendere a prestito debito, che sarà ripagato grazie all'utilità dell'opera. Sì perché un effetto di questa riforma sarebbe che nessuna privato è disposto ad investire se lo opera non è in grado di generare terminati di turni e dunque se la sua attività economica non emerge dagli attesi ricavi per il suo esercizio.
Naturalmente resterebbero spazio per le opere pubbliche, tipicamente tutte a carico dello Stato. Ma in questo modo si potrebbero realizzare investimenti privati, aventi interesse pubblico, e per i quali gli elementi economici emergerebbe dalla partecipazione alla gara indetta dal settore pubblico in modo molto trasparente.
mercoledì 17 agosto 2016
I dubbi di Renzi. Cosa fare a Ventotene?
Oggi i giornali sono ricchi di ipotesi sulla prossima finanziaria dell'Italia e sulla flessibilità da chiedere all'Europa magari proprio il vertice di ventottene come era stato proposto in questo blog (Vedi qui).
Sono incredulo di leggere in molti giornali, ma soprattutto molto esplicitamente ne "La stampa" (vedi articolo di Marco Galluzzo "Il Piano di Palazzo Chigi. La manovra "strategica" per trattare con Bruxelles), di ipotesi di chiedere maggiore flessibilità dovuta a cause eccezionali, come sostenuto da questo blog ed da altri più autorevoli commentatori. Peccato che (vedi da ultimo Piga) si debba notare che il massimo della strategia sia quella di rimanere sotto il 3% e ritardare il percorso di rientro. Bella forza, bella strategia! È già così! Il tendenziale dei conti pubblici questo dice. E allora, dov'è la strategia.
Bene il rilancio degli investimenti pubblici, ma quello che serve sono misure europee, coordinate e concentrate. Altrimenti, come ho avuto modo di spiegare qui misure nazionali non servono a molto.
Quindi a Ventotene, il giovane Presidente Renzi deve essere più coraggioso. Deve parlare di strategia complessiva e non degli "zero virgola". Non del 3% italiano o del 5% francese, ma della disoccupazione europea, della perdita di slancio dell'economia europea, dei problemi di coesione che questo comporta a livello europeo.
Provi ad avanzare 4 proposte:
Se le faccia bocciare ed esca dell'equilibrismo fatto di sorrisi europei e malumori sussurrati italiani.
Bene il rilancio degli investimenti pubblici, ma quello che serve sono misure europee, coordinate e concentrate. Altrimenti, come ho avuto modo di spiegare qui misure nazionali non servono a molto.
Quindi a Ventotene, il giovane Presidente Renzi deve essere più coraggioso. Deve parlare di strategia complessiva e non degli "zero virgola". Non del 3% italiano o del 5% francese, ma della disoccupazione europea, della perdita di slancio dell'economia europea, dei problemi di coesione che questo comporta a livello europeo.
Provi ad avanzare 4 proposte:
1. Che il Piano Juncker si tramuti in un Piano di investimenti in capitale di rischio verso le PMI, tralasciando le infrastrutture
2. L'investimento in infrastrutture sia lasciato libero ai singoli Paesi, nell'ambito di un deficit comunque con un cap al 3% e, per le infrastrutture di connessione europea, del bilancio europeo.
3. Togliere la regola del cofinanziamento che lega fondi strutturali europei alla spesa pubblica nazionale
4. Creare un Education Plan For Europe
Se le faccia bocciare ed esca dell'equilibrismo fatto di sorrisi europei e malumori sussurrati italiani.
sabato 13 agosto 2016
Per la crescita in Italia servono misure europee.
Leggo oggi molti commentatori, giornalisti e politici chiedere a gran voce misure espansive di bilancio da parte dell'Italia.
Ci dimentichiamo che in un'economia aperta e per di più nella moneta unica, incentivi fiscali di un solo Paese vanno a vantaggio di tutti. In altre parole, vanno a vantaggio anche dei Paesi che non ne sopportano l'onere non potendo essere misure fiscali selettive per normativa europea.
Gli economisti veri ve lo spiegheranno meglio. Ma un incentivo fiscale a rinnovare, ad esempio, le automobili andrà a beneficio di tutti i produttori di automobili e non solo di quelli italiani. Quindi misure come il super ammortamento (la possibilità di registrare il costo fiscale di un bene maggiorandolo del 40% e quindi avendo un beneficio in termini di quote di ammortamento), varato lo scorso anno in Francia e quest'anno in Italia, aumentano il gettito IVA nel Paese, ma non il PIL in pari misura al carico fiscale sopportato da chi ha messo l'incentivo.
Gli economisti veri ve lo spiegheranno meglio. Ma un incentivo fiscale a rinnovare, ad esempio, le automobili andrà a beneficio di tutti i produttori di automobili e non solo di quelli italiani. Quindi misure come il super ammortamento (la possibilità di registrare il costo fiscale di un bene maggiorandolo del 40% e quindi avendo un beneficio in termini di quote di ammortamento), varato lo scorso anno in Francia e quest'anno in Italia, aumentano il gettito IVA nel Paese, ma non il PIL in pari misura al carico fiscale sopportato da chi ha messo l'incentivo.
Un serio rilancio dell'economia europea, passa quindi per misure europee. Sia misure concertate - i.e. il super ammortamento adottato da tutti i Paesi Europei - sia attraverso un vero Piano europeo per il rilancio degli investimenti pubblici ed il sostegno a quelli privati (altro che "acqua di rose Juncker"), ma anche con misure di incentivo fiscale posto a carico del bilancio europeo.
A complemento di tutto questo, un sostegno alle PMI tramite Procurement Pubblico sarebbe il giusto complemento. Ma per carità, non sia mai cresciamo e creiamo occupazione!
Una vera flessibilità della politica di bilancio senza sforare il limite del 3% (Vedi qui le mie proposte) sarebbe solo il giusto complemento, ma capisco che meglio riempire i giornali di promesse e polemiche che di proposte strutturate.
A complemento di tutto questo, un sostegno alle PMI tramite Procurement Pubblico sarebbe il giusto complemento. Ma per carità, non sia mai cresciamo e creiamo occupazione!
Una vera flessibilità della politica di bilancio senza sforare il limite del 3% (Vedi qui le mie proposte) sarebbe solo il giusto complemento, ma capisco che meglio riempire i giornali di promesse e polemiche che di proposte strutturate.
Per la crescita in Italia servono misure europee.
Leggo oggi molti commentatori, giornalisti e politici chiedere a gran voce misure espansive di bilancio da parte dell'Italia.
Ci dimentichiamo che in un'economia aperta e per di più nella moneta unica, incentivi fiscali di un solo Paese vanno a vantaggio di tutti. In altre parole, vanno a vantaggio anche dei Paesi che non ne sopportano l'onere non potendo essere misure fiscali selettive per normativa europea.
Gli economisti veri ve lo spiegheranno meglio. Ma un incentivo fiscale a rinnovare, ad esempio, le automobili andrà a beneficio di tutti i produttori di automobili e non solo di quelli italiani. Quindi misure come il super ammortamento (la possibilità di registrare il costo fiscale di un bene maggiorandolo del 40% e quindi avendo un beneficio in termini di quote di ammortamento), varato lo scorso anno in Francia e quest'anno in Italia, aumentano il gettito IVA nel Paese, ma non il PIL in pari misura al carico fiscale sopportato da chi ha messo l'incentivo.
Gli economisti veri ve lo spiegheranno meglio. Ma un incentivo fiscale a rinnovare, ad esempio, le automobili andrà a beneficio di tutti i produttori di automobili e non solo di quelli italiani. Quindi misure come il super ammortamento (la possibilità di registrare il costo fiscale di un bene maggiorandolo del 40% e quindi avendo un beneficio in termini di quote di ammortamento), varato lo scorso anno in Francia e quest'anno in Italia, aumentano il gettito IVA nel Paese, ma non il PIL in pari misura al carico fiscale sopportato da chi ha messo l'incentivo.
Un serio rilancio dell'economia europea, passa quindi per misure europee. Sia misure concertate - i.e. il super ammortamento adottato da tutti i Paesi Europei - sia attraverso un vero Piano europeo per il rilancio degli investimenti pubblici ed il sostegno a quelli privati (altro che "acqua di rose Juncker"), ma anche con misure di incentivo fiscale posto a carico del bilancio europeo.
A complemento di tutto questo, un sostegno alle PMI tramite Procurement Pubblico sarebbe il giusto complemento. Ma per carità, non sia mai cresciamo e creiamo occupazione!
Una vera flessibilità della politica di bilancio senza sforare il limite del 3% (Vedi qui le mie proposte) sarebbe solo il giusto complemento, ma capisco che meglio riempire i giornali di promesse e polemiche che di proposte strutturate.
A complemento di tutto questo, un sostegno alle PMI tramite Procurement Pubblico sarebbe il giusto complemento. Ma per carità, non sia mai cresciamo e creiamo occupazione!
Una vera flessibilità della politica di bilancio senza sforare il limite del 3% (Vedi qui le mie proposte) sarebbe solo il giusto complemento, ma capisco che meglio riempire i giornali di promesse e polemiche che di proposte strutturate.
Per la crescita in Italia servono misure europee.
Leggo oggi molti commentatori, giornalisti e politici chiedere a gran voce misure espansive di bilancio da parte dell'Italia.
Ci dimentichiamo che in un'economia aperta e per di più nella moneta unica, incentivi fiscali di un solo Paese vanno a vantaggio di tutti. In altre parole, vanno a vantaggio anche dei Paesi che non ne sopportano l'onere non potendo essere misure fiscali selettive per normativa europea.
Gli economisti veri ve lo spiegheranno meglio. Ma un incentivo fiscale a rinnovare, ad esempio, le automobili andrà a beneficio di tutti i produttori di automobili e non solo di quelli italiani. Quindi misure come il super ammortamento (la possibilità di registrare il costo fiscale di un bene maggiorandolo del 40% e quindi avendo un beneficio in termini di quote di ammortamento), varato lo scorso anno in Francia e quest'anno in Italia, aumentano il gettito IVA nel Paese, ma non il PIL in pari misura al carico fiscale sopportato da chi ha messo l'incentivo.
Gli economisti veri ve lo spiegheranno meglio. Ma un incentivo fiscale a rinnovare, ad esempio, le automobili andrà a beneficio di tutti i produttori di automobili e non solo di quelli italiani. Quindi misure come il super ammortamento (la possibilità di registrare il costo fiscale di un bene maggiorandolo del 40% e quindi avendo un beneficio in termini di quote di ammortamento), varato lo scorso anno in Francia e quest'anno in Italia, aumentano il gettito IVA nel Paese, ma non il PIL in pari misura al carico fiscale sopportato da chi ha messo l'incentivo.
Un serio rilancio dell'economia europea, passa quindi per misure europee. Sia misure concertate - i.e. il super ammortamento adottato da tutti i Paesi Europei - sia attraverso un vero Piano europeo per il rilancio degli investimenti pubblici ed il sostegno a quelli privati (altro che "acqua di rose Juncker"), ma anche con misure di incentivo fiscale posto a carico del bilancio europeo.
A complemento di tutto questo, un sostegno alle PMI tramite Procurement Pubblico sarebbe il giusto complemento. Ma per carità, non sia mai cresciamo e creiamo occupazione!
Una vera flessibilità della politica di bilancio senza sforare il limite del 3% (Vedi qui le mie proposte) sarebbe solo il giusto complemento, ma capisco che meglio riempire i giornali di promesse e polemiche che di proposte strutturate.
A complemento di tutto questo, un sostegno alle PMI tramite Procurement Pubblico sarebbe il giusto complemento. Ma per carità, non sia mai cresciamo e creiamo occupazione!
Una vera flessibilità della politica di bilancio senza sforare il limite del 3% (Vedi qui le mie proposte) sarebbe solo il giusto complemento, ma capisco che meglio riempire i giornali di promesse e polemiche che di proposte strutturate.
Per la crescita in Italia servono misure europee.
Leggo oggi molti commentatori, giornalisti e politici chiedere a gran voce misure espansive di bilancio da parte dell'Italia.
Ci dimentichiamo che in un'economia aperta e per di più nella moneta unica, incentivi fiscali di un solo Paese vanno a vantaggio di tutti. In altre parole, vanno a vantaggio anche dei Paesi che non ne sopportano l'onere non potendo essere misure fiscali selettive per normativa europea.
Gli economisti veri ve lo spiegheranno meglio. Ma un incentivo fiscale a rinnovare, ad esempio, le automobili andrà a beneficio di tutti i produttori di automobili e non solo di quelli italiani. Quindi misure come il super ammortamento (la possibilità di registrare il costo fiscale di un bene maggiorandolo del 40% e quindi avendo un beneficio in termini di quote di ammortamento), varato lo scorso anno in Francia e quest'anno in Italia, aumentano il gettito IVA nel Paese, ma non il PIL in pari misura al carico fiscale sopportato da chi ha messo l'incentivo.
Gli economisti veri ve lo spiegheranno meglio. Ma un incentivo fiscale a rinnovare, ad esempio, le automobili andrà a beneficio di tutti i produttori di automobili e non solo di quelli italiani. Quindi misure come il super ammortamento (la possibilità di registrare il costo fiscale di un bene maggiorandolo del 40% e quindi avendo un beneficio in termini di quote di ammortamento), varato lo scorso anno in Francia e quest'anno in Italia, aumentano il gettito IVA nel Paese, ma non il PIL in pari misura al carico fiscale sopportato da chi ha messo l'incentivo.
Un serio rilancio dell'economia europea, passa quindi per misure europee. Sia misure concertate - i.e. il super ammortamento adottato da tutti i Paesi Europei - sia attraverso un vero Piano europeo per il rilancio degli investimenti pubblici ed il sostegno a quelli privati (altro che "acqua di rose Juncker"), ma anche con misure di incentivo fiscale posto a carico del bilancio europeo.
A complemento di tutto questo, un sostegno alle PMI tramite Procurement Pubblico sarebbe il giusto complemento. Ma per carità, non sia mai cresciamo e creiamo occupazione!
Una vera flessibilità della politica di bilancio senza sforare il limite del 3% (Vedi qui le mie proposte) sarebbe solo il giusto complemento, ma capisco che meglio riempire i giornali di promesse e polemiche che di proposte strutturate.
A complemento di tutto questo, un sostegno alle PMI tramite Procurement Pubblico sarebbe il giusto complemento. Ma per carità, non sia mai cresciamo e creiamo occupazione!
Una vera flessibilità della politica di bilancio senza sforare il limite del 3% (Vedi qui le mie proposte) sarebbe solo il giusto complemento, ma capisco che meglio riempire i giornali di promesse e polemiche che di proposte strutturate.
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Un serio rilancio dell'economia europea, passa quindi per misure europee. Sia misure concertate - i.e. il super ammortamento adottato da tutti i Paesi Europei - un vero Piano europeo per il rilancio degli investimenti pubblici ed il sostegno a quelli privati, misure di incentivo fiscale posto a carico del bilancio europeo.
A complemento di tutto questo, un sostegno alle PMI tramite Procurement Pubblico sarebbe il giusto complemento. Ma per carità, non sia mai cresciamo e creiamo occupazione!
Una vera flessibilità della politica di bilancio senza sforare il limite del 3% (Vedi qui le mie proposte) sarebbe solo il giusto complemento, ma capisco che meglio riempire i giornali di promesse e polemiche che di proposte strutturate.
A complemento di tutto questo, un sostegno alle PMI tramite Procurement Pubblico sarebbe il giusto complemento. Ma per carità, non sia mai cresciamo e creiamo occupazione!
Una vera flessibilità della politica di bilancio senza sforare il limite del 3% (Vedi qui le mie proposte) sarebbe solo il giusto complemento, ma capisco che meglio riempire i giornali di promesse e polemiche che di proposte strutturate.
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