domenica 22 febbraio 2015

Perché il Piano Juncker non basterà al rilancio dell'economia


Se guardo a come e' stato costruito il Cd Piano Juncker devo ritenere che Mr. J e chi lo ha aiutato a scrivere il Piano ha lavorato poco e male. 
In primis, non la redazione del Piano non è partita dall'analisi di quello che i Paesi ritengono di aver bisogno, ma dall'idea su cui era basato il Piano Barroso, legato prevalentemente agli investimenti privati.
Eppure era iniziato tutto molto bene, con la richiesta agli Stati membri di proporre i progetti, di matrice europea, che potevano essere cantierabili nel triennio 2015 - 2017. Le poche indicazioni pervenute lasciavano pensare che ci sarebbe stata una fase di analisi dei fabbisogni espressi e una di identificazione degli strumenti e delle risorse per comporre un Piano di investimento. 
Dall'analisi dei progetti presentati sarebbe emerso che ci sono iniziative di livello europeo e progetti nazionali, cui l'Europa dovrebbe essere interessata. Che servono investimenti pubblici, nazionali e comunitari per alcuni di essi, essendo tipici progetti che il settore privato non è interessato a realizzare, ma che sono abilitanti per attrarre gli investimenti privati. Altri progetti sarebbero stati forse esclusi dal Piano, magari per carenze di progettazione o di analisi.
Invece, nulla di tutto questo è' avvenuto. I progetti presentati dagli Stati Membri non sono stati analizzati per capire di cosa veramente hanno bisogno, e il Piano Juncker è stato pubblicato con pochi dettagli e molti interrogativi. Si baserà su un sistema di garanzie che hanno lo scopo di consentire il finanziamento di progetti privati, anche col supporto finanziario degli stessi Stati Membri. Forse sarà operativo nel 2016. 
Parallelamente, è stata partorita una striminzita clausola di flessibilità che non consentirà di soddisfare le necessità dei Paesi Membri. Forse era meglio analizzare i progetti presentati, passare per un processo analitico e poi un "via libera" a non contabilizzare tali investimenti nel deficit. Avremmo potuto investire nella sicurezza delle scuole e del territorio, nelle case sociali, nelle carceri. È molto altro. 
Si poteva fare di più è meglio. Abbiamo bisogno di un'Europa creativa e meno legata allo spauracchio del 3%, perché abbiamo diritto ad un futuro di crescita solidale.