sabato 7 ottobre 2017

Dal Bar al(la) VAR l'Italia cambia, ma non nella politica

Chi a Roma non ricorda il gol di Turone? E le infinite polemiche e discussioni che ancora oggi anima i bar di Roma. O chi a Milano non ricorda il gol di Muntari? 

Non serve dire altro. Ma oggi la tecnologia tenta di togliere agli italiani il piacere della polemica del lunedì al bar legata al gol (ingiustamente) annullato o al fuorigioco inesistente o al rigore regalato. La VAR sta cambiando il calcio e le abitudini del Bel Paese. 

Non solo nel calcio. Nella vita quotidiana la tecnologia è sbarcata prepotentemente e sta cambiando il  modo di vivere. Sta cambiando la società e mette in crisi i valori tradizionali. Non dovrebbe. Ma evidentemente le sirene social attraggono più di sani valori. In verità scopriamo che imbrogliare è più difficile oggi, che tenere nascoste le verità quasi impossibile. Forse il Paese non aveva poi tutti questi "sani principi" ed era pervaso da un germe che lo ha portato alla decadenza.

E allora mi sorprendo che la prossima legge elettorale avrà 90 votazioni segrete. E mi sorprendo quando Pino Pisicchio, capogruppo del gruppo Misto, una vita spesa a Montecitorio, ricorda la presenza dello «spirito animale dell'Aula»: «E' pericoloso, imprevedibile e non va mai sottovalutato», spiega, «questo spirito animale si impossessa delle centinaia di deputati che non hanno alcuna speranza di tornare in Parlamento. E, nel segreto dell'urna, fa scattare l'antica sindrome del muoia Sansone con tutti i filistei». E degli interessi del Paese? Importa qualcosa a qualcuno?


Tutto è trattato come se fosse una partita di pallone senza la VAR: inciucio è la parola più usata. Ed in tempo di VAR al Parlamento si vota ancora a scrutinio segreto. La maggior delusione viene da quelle forze pseudo innovative che hanno mostrato il loro vero volto. In tempo di VAR i giochi durano poco.