giovedì 18 settembre 2014

Riforma della PA: @matteorenzi e @mariannamadia prendete nota

È abbastanza chiaro che la finanza pubblica in Italia soffre delle stesse problematiche del nostro Paese; è uno dei settori in cui non c'e conoscenza approfondita, nonostante gli apparati preposti al suo controllo siano molteplici. E tutti ne parlano. 
Dalla Ragioneria generale dello Stato, alla Corte dei conti, ai singoli uffici e ministeri di spesa, per arrivare fino alle Commissioni parlamentari e al neo costituito Ufficio parlamentare di bilancio. Tutti ad analizzare i conti pubblici. Nonostante questo imponente apparato amministrativo, che dovrebbe controllare la qualità e la quantità della spesa pubblica non si vedono risultati apprezzabili sul fronte di una migliore spesa pubblica, tant'è che abbiamo sentito l'esigenza di istituire la figura del Commissario straordinario alla spesa pubblica. 

Il problema è che la revisione della spesa dovrebbero farla i singoli Ministri grazie ad una adeguata contabilità, che consenta di capire cosa si spende, quali sono le motivazioni e soprattutto quale risultati si raggiungono. Dunque, il processo della spesa pubblica dovrebbe essere normalizzato e partire da un esame preliminare degli effetti attesi, da un'analisi nel "durante" e quindi, una sintesi finale tecnica, che precede quella politica dove si decide se mantenere una certa spesa oppure no.

Tuttavia, in luogo di mettere un po' di ordine nella contabilità analitica dei Ministeri  si continuano a guardare i dati aggregati, che non danno alcun tipo di informazione per la finalità di cui sopra, ovvero per capire la qualità della spesa pubblica. 
Eppure, a parole, la contabilità gestionale pubblica entra nel sistema già a partire dal 2001. Perché allora non si riesce (o devo pensare non si vuole) analizzare con la dovuta attenzione dove si spende e quindi dove si può eventualmente migliorare?
Come mai Consip continua ad effettuare le sue gare senza adeguata analisi della domanda delle amministrazioni? Perché il nuovo nostro Primo Ministro Renzi continua dire che c'è Grasso che cola da tagliare senza dire dove? Su quali dati si basa?

La verità è che sinora nessuno ha mai messo la testa sulla gestione di una macchina complessa come l'Amministrazione dello Stato, che assorbe risorse e le ridistribuisce in maniera non del tutto controllata, ma spesso sulla base di un pilota automatico.
La fatturazione elettronica, almeno per la spesa corrente, dovrebbero darci una mano a capire dove si spende. I dati potrebbero essere oggetto di  analisi da parte di Consip, per riuscire a capire se c'è un migliore modo di aggregare la domanda pubblica.

Sono sempre più convinto che occorre istituire un'Agenzia unica della spesa, così come si è fatto per le Entrate, che porterebbe nel brevissimo periodo ad un miglioramento netto sul grado di conoscenza e di controllo della spesa. Una serie di organismi e Uffici verrebbero accorpati, contribuendo alla riduzione quantitativa e non qualitativa dei dipendenti pubblici che sono nel Back Office. 
Con l'Agenzia, i singoli ministeri avrebbero il compito di "punto politico ordinante", ovvero di scegliere su che cosa spendere, sia per quanto riguarda le categorie la spesa corrente, sia per quanto riguarda le categorie la spesa in conto capitale.
Tutto il resto, dall'analisi degli impatti, all'impegno di spesa fino a pagamento e successivi controlli, non solo di legittimità ma anche l'efficacia della spesa, sarebbero riuniti all'interno della nuova Agenzia.

Matteo Renzi cerca la riforma della pubblica amministrazione. Parta da una rivoluzione copernicana come questa riforma. Non è difficile concettualmente e da applicare praticamente. Ci sarà volontà politica di cambiare lo status quo?