lunedì 17 ottobre 2016

La Yellen chiama, l'Europa risponde?


Vi segnalo le interessanti le dichiarazioni della Yellen in un suo discorso “Macroeconomics research after the crisis” di venerdì scorso. Chi lo volesse leggere lo trova qui.

Il discorso di Yellen sembra essere chiaro nel sostenere che occorre lasciare che l’economia Americana si "surriscaldi" in modo da favorire la correzione di una parte dei danni lasciati dalla ultima grande recessione (quella iniziata nel 2008). 

A farmi dire questo sono diversi passaggi del discorso. Ad esempio li dove la Yellen dice che "reversing long-term damage may require more accomodative policy than otherwise" e soprattutto quello in cui vengono decantati i benefici di lasciare che la Fed amministri una "high-pressure economy". 

Non sono i correttivi, del tipo "an accomodative monetary stance, if maintained too long, could have costs that exceed the benefits" a farmi pensare diversamente.

Sicuramente la Fed, tramite il suo Presidente ci sta indicando che le cose sono ancora molto lontane dall'essere tornate "gestibili" con i normali attrezzi di lavoro. 

Se la burocrazia europea stesse a sentire, forse passerebbe da una austerità a tutti i costi ad un politica di investimenti e sviluppo concordata tra i diversi Paesi. 

domenica 16 ottobre 2016

Una manovra per l'Italia 33 slide, 4 commenti

In molti hanno liquidato la manovra annunciata sabato scorso dal Governo Renzi come pre elettorale, tesa ad aumentare le possibilità che il SI prevalga al referendum. 

Oggi possiamo solo commentare 33 slide presentate dal Presidente del Consiglio. Dato che i dettagli sono importanti, sarebbe meglio non azzardare commenti sulle singole misure. Meglio pensare all'impostazione generale della manovra. 

1. In parte la manovra è finanziata in deficit, come le precedenti due manovre. L'effetto sul PIL è quello certificato da ISTAT per il 2014 e 2015. Lieve crescita, ad un tasso non diverso da quello pre-2008. Forse ha ragione chi dice che l'austerità a tutti i costi non fa sempre bene 
2. Si registra una forte spinta sugli Investimenti, pubblici e privati. Spero di vedere cantieri utili aperti per migliorare le infrastrutture urbane e investimenti privati all'insegna di una maggiore competitività 
3. Per una volta si incita il settore privato a fare la sua parte: non può sempre vivere col sostegno dei soldi pubblici. Se il sistema economico non accetta la sfida, il Paese è finito 

Ci sono molti lati oscuri ancora, da scoprire dietro gli annunci. Aspettiamo di vedere la legge di bilancio per commentare. 

Una sola ultima nota: la sbandierata una riforma del sistema di riscossione a favore del cittadino. L'unica cosa che i governi non fanno mai, è premiare chi le tasse le ha sempre pagate. Mi piacerebbe vedere una volta tanto una riduzione selettiva delle tasse a favore del contribuente fedele. 


martedì 11 ottobre 2016

Il tallone di Matteo. La crescita economica.

In Italia il tema della crescita economica é da tempo sopito. 
Le varie emergenze, molte tragiche come il terremoto, la disoccupazione giovanile, il referendum costituzionale, tolgono tempo ad una sana ed approfondita discussione che dia una risposta a questa domanda: perché l'Italia non cresce?

Scrive Paolo Baroni a pagina 7 de La Stampa ieri che ora tutte le attenzioni sono concentrate su due numeri, il livello di deficit per il 2017 e la crescita del Pil. Nessuno parla invece del debito, il nostro vero punto debole. L'ultima nota di variazione del Def ha confermato il percorso di discesa del debito ormai disatteso da anni. Si passa  dal 132,8% di quest'anno (in aumento dal 132,3% del 2015) al 132,5% del 2017 per arrivare poi nel 2019 sotto quota 130.

Il giornalista ricorda che dalle privatizzazioni molto difficilmente arriverà l'aiuto che ci si aspetta. Già quest'anno il governo  non raggiungerà l'obiettivo: aveva messo in conto di incassare lo 0,5% del Pil, all'incirca 8 miliardi, ed invece si è fermato allo 0,1% tra i soldi incassati con l'Enav (834 milioni) ed i proventi delle vendita di alcuni immobili. 

Anche lui si aspetta che il debito scenda per effetto delle privatizzazioni, mentre dovremmo iniziare a parlare di come tornare a crescere. Investimenti pubblici, ma anche privati, e PMI. Magari con un ministro ad hoc che ne curi gli interessi! 

sabato 8 ottobre 2016

Italia cambia! Serve il Ministro per la crescita della PMI.

Cosa è accaduto al nostro sistema produttivo? Esso ha subito diversi shock, che hanno origine principalmente nella globalizzazione (i.e. Maggiore concorrenza), nelle politiche dell'austerità (i.e. Minori sussidi pubblici), dalla dipendenza dal credito bancario (i.e. Un modello di governance che non prevede l'apertura del capitale). 

Esso è ancora forte, ma le minacce aumentano. Cosa possono fare i policy makers?

Gli ostacoli principali restano due. 

Uno è dalla parte delle imprese, nei loro processi produttivi e nel loro modo di approcciarsi al finanziamento: sono poche le imprese che si sono dimostrate in grado di cambiare, aprire il capitale per crescere, esporre la propria impresa ad un giudizio esterno, fare acquisizioni; un numero insoddisfacente per trainare la ripresa di un Paese G7.

L'altro ostacolo è che alcuni nostri rilevanti investitori istituzionali (fondi pensione, casse) sono troppo diversi dagli altri Paesi: non hanno fatto nulla per la crescita delle imprese, non è venuta nessuna spinta alle imprese perché si ripensassero e consentissero ad un capitale paziente di entrare nell'impresa e di svilupparsi. 

L'Italia è rimasta, nel suo sistema socio-politico al tempo dei Principati, dei campanili. Ognun per se. Un sistema dove, finché il Governo è riuscito a mediare le diverse istanze, con iniezioni di denaro pubblico (che oltre all'enorme debito ha anche generato la corruzione), le cose sono andate più o meno bene. Ne consegue che, senza questi fattori e senza un'ampia disponibilità di denaro pubblico (che per US, UK e Germania non è un problema, per noi lo è, proprio perché quando abbiamo - poca - disponibilità dobbiamo finanziare leggi mancia per far reggere il sistema politico-istituzionale), non si può cambiare senso di marcia. Il declino è realtà

Occorre quindi prendere l'iniziativa e istituire una Small Business Administration come negli USA, che ospita tra l'altro un development center per le aziende, dove concentrare le iniziative, i servizi e le risorse economiche per le PMI oggi divise tra amministrazioni pubbliche e CDP. Occorre poi dare un incentivo al risparmio privato perché affluisca verso i fondi pensione per investire nelle PMI. 

Mettere da parte l'antico senso della contrapposizione per creare sviluppo. Occorre ricostituire un sistema politico nazionale che ridia coesione alla società. Che abbia a cuore gli interessi dei molti e non dei singoli. 

Fermare il declino si può se si prende coscienza di essere scivolati nel burrone. Fare finta di nulla non aiuta. E il peggio deve arrivare,