sabato 12 agosto 2017

La bugia delle tasse. Tra Renzi e Berlusconi c'è un Paese che chiede aiuto

Siamo solo all'inizio. La campagna elettorale (ufficialmente) non è ancora iniziata, ma tra gli schieramenti è già iniziata la guerra. Di parole e slogan. Chi con un libro, chi con un'intervista ai giornali, che con dei paper, le varie fazioni in campo si buttano sull'argomento preferito dagli italiani: pagare meno tasse (e mantenere invariati i servizi ottenuti). 

Il punto è proprio questo: gli italiani non riescono a capire perché pagano le tasse. La politica in questi anni non ha fatto nulla per ricordare i servizi che vengono assicurati con le tasse: scuola, sanità, pronto soccorso, sicurezza, pulizia delle strade, spegnimento di incendi, regolazione del traffico, trasporto pubblico, etc. etc. Ne ha fatto nulla per migliorarli. 

E facendo così, la politica non ha fatto altro che trasmettere al cittadino la sua incapacità di gestire la cosa pubblica, dando spazio alla reazione malpancista, o come dicono altro populista, che alle volte prende il nome di Grillo, altre di Salvini. 

Se, infatti, la politica vede un problema, non deve denigrare e cavalcare il malcontento, ma decidere cosa fare e migliorare. 

Cosa migliorare? Lo spiega in modo magistrale Sabino Cassese in un articolo di questa settimana sul Corriere. Sono in primo luogo le leggi fatte male a mettere in difficoltà chi le deve applicare. Ma non basta. La PA è troppo vecchia e poco digitalizzata. Pensa in modo vecchio, come la politica. 

Ed ecco spiegato perché il tema della riduzione del carico fiscale torna nel dibattito elettorale. Anzi pre-elettorale. La vecchia politica spera di vincere le elezioni con le promesse. La solita vecchia promessa di ridurre le tasse. 


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