domenica 11 settembre 2016

Rilanciamo l'Italia con la PPP!

L'Italia è uno dei paesi dove la partnership pubblico privata è meno utilizzata; nei casi in cui ci è stato fatto ricorso, la parte pubblica ha dovuto garantire eccessivamente la parte privata, disconoscendo quindi il valore della partnership.

Questo è dovuto a diverse cause che però non sono oggetto di questo post.  Idea che vorrei lanciare è quella di una partnership dove il privato effettua l'investimento - a seguito della vittoria di una regolare concessione - tutto a suo carico e dove lo Stato riconosce un credito di imposta pari al 50% dell'investimento effettuato solo una volta che lo stesso è concluso e operante. 

Se per esempio dovessimo realizzare un parco eolico offshore, il privato sarebbe chiamato a realizzate tale investimento ricorrendo al capitale proprio e al debito bancario sapendo che gli verrebbe riconosciuto dallo Stato un credito di imposta che gli consente di recuperare in cinque anni la metà del proprio investimento.  E così  si otterrebbe l'allineamento degli interessi tra il pubblico, che vuol veder realizzata l'opera, e il privato che la vuole realizzare onestamente avendo come partner lo Stato che è disposto a ripagare il 50% dei costi sostenuti per un'opera funzionante ed operativa. I proventi poi derivanti dallo sfruttamento della concessione saranno, come oggi, a favore del privato. 

Questa semplice rivoluzione avrebbe un costo a carico dello Stato - come oggi - a fronte però di opere realizzate e in grado di rispondere alle esigenze per la qugale era stata fatta un'asta per una concessione. 

Certo c'è bisogno di un settore privato in grado di mettere capitale - che verrà ben remunerato - e prendere a prestito debito, che sarà ripagato grazie all'utilità dell'opera.  Sì perché un effetto di questa riforma sarebbe che nessuna privato è disposto ad investire se lo opera non è in grado di generare terminati di turni e dunque se la sua attività economica non emerge dagli attesi  ricavi per il suo esercizio. 

Naturalmente resterebbero spazio per le opere pubbliche, tipicamente tutte a carico dello Stato. Ma in questo modo si potrebbero realizzare investimenti privati, aventi interesse pubblico, e per i quali gli elementi economici emergerebbe dalla partecipazione alla gara indetta dal settore pubblico in modo molto trasparente. 

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