domenica 7 aprile 2019

Dismissioni immobiliari? Prima pensiamo...

Siamo alle solite. Nuove dismissioni di immobili pubblici non a reddito, magari senza destinazione d'uso e con le solite polemiche.
Intendiamoci subito. Meglio questo che lasciare gli immobili chiusi o meglio aperti al degrado.
Ma nel corso del tempo era stato pensato uno strumento capace di dare nuova vita agli immobili dismessi prima di metterli sul mercato o destinarli ad utilizzi sociali o produttivi. Che ruolo gioca oggi questa SGR ?
Perché non si da seguito al progetto che prevede che un'agenzia governativa si faccia carico del ruolo di sviluppatore?
Ora vediamo il piano del governo. Magari troviamo le risposte a queste ed altre domande...

mercoledì 2 gennaio 2019

Gestire i rifiuti? Si può fare!


Il tema della gestione dei rifiuti a Roma deve essere affrontata attivandosi contemporaneamente su due fronti per definire un modello di gestione efficiente.

1.     L’ammontare degli scarti: a prescindere dalla possibilità di riciclare, la parte non utilizzata del prodotto acquistato dai cittadini crea un problema di raccolta e di successivo smaltimento, lavorazione e riuso dell’imballaggio. Anche assumendo che la differenziazione dei rifiuti sia fatta correttamente e che tutti gli imballaggi siano riciclabili, il volume da raccogliere e gestire rappresenta un elemento del problema da affrontare. Questo tema è ovviamente legato al numero di abitanti la città.

Sono circa 2 milioni e 800 mila le persone residenti a Roma. Se ognuna consumasse 1 litro di latte a settimana, “creerebbe” oltre 145 milioni di bottiglie o di incarti da riciclare in un anno.

Se ogni persona residente a Roma bevesse 2 litri di acqua al giorno (come raccomandato) e solo la metà utilizzasse acqua imbottigliata in confezioni da 2 litri (le standard sono da 1,5), avremmo oltre 1 miliardo di bottiglie da avviare al riciclo!

Ove possibile sarebbe preferibile utilizzare sempre di più contenitori o imballaggi riutilizzabili dal cittadino. Quando questo non è possibile allora ben vengano incentivi fiscali volti a facilitare l’utilizzo di materiale riciclabile o proveniente da materiale riciclato (come fatto nelle ultime due leggi di bilancio). Volete un esempio di incentivo? Aumentare l’IRES di 10 punti ai produttori e ai supermercati che non forniscono il proprio prodotto “sfuso” ovvero dando la possibilità di utilizzare un imballaggio portato da casa!



2.   Occorre, in ogni caso, affrontare il tema relativo ai materiali utilizzati per l’imballaggio quando strettamente necessari e di quelli abbandonati in luoghi non deputati al ritiro o non conferiti nei cassonetti come estintori, cassette di plastica, batterie delle auto, televisori, materassi, materiale di risulta di lavori edili. L’elenco potrebbe continuare; li definiremo materiali di difficile smaltimento.



Paradossalmente non affrontando i due temi sopra posti e considerando le peculiarità della città, dove è prevalente la “presenza di passaggio” (lavoratori che risiedono fuori del comune e turisti) e la grande dispersione territoriale, il risultato è un grande accumulo di sporcizia per le strade. Il tema dei (troppi) materiali utilizzati per l’imballaggio e quelli di difficile smaltimento viene ad essere esasperato da un metodo di raccolta oggi affidato ad un sistema misto di “porta a porta” e “svuotamento dei cassonetti”.

I temi sono connessi e vanno affrontati simultaneamente. Organizzare una filiera produttiva in grado di gestire correttamente i materiali differenziati ed avviarli all’effettivo riuso non può prescindere dall’aumento delle zone nelle quali avviene il ritiro di materiale non chiaramente riciclabile come sopra definito. In questo senso gli spazi adibiti alle iniziative domenicali dell’iniziativa  “il tuo quartiere non è una discarica” andrebbero adibiti costantemente a tale funzione. Altri spazi andrebbero identificati ed attrezzati.

Inoltre, occorre modificare il metodo di raccolta dove il “porta a porta” non è ancora attivo, in modo che dopo il primo svuotamento del cassonetto, vi sia personale “a terra” che rimuove il materiale non correttamente depositato o riciclato in modo da riempire nuovamente il cassonetto e consentire il suo successivo svuotamento. Potrebbero essere facilitate la costituzione di cooperative o di associazioni di persone che vivono la situazione di degrado (i.e. di cittadini residenti nel quartiere) cha affiancano la raccolta giornaliera dei rifiuti a fronte di una riduzione della TARI.

domenica 2 settembre 2018

Anche Cottarelli diventa populista?

Non fatevi ingannare dal titolo de "La Stampa" di oggi che introduce uno scialbo articolo di Carlo Cottarelli. Sarà che Cottarelli ci ha abituato a analisi più serie, ma il suo articolo di oggi rasenta l'ovvietà.
Se mantenessimo il deficit sotto il 2% e facessimo scendere il rapporto debito / PIL non avremmo declassamenti operati dalle agenzie di rating, ne rimbrotti da parre della Commissione UE.
Un tema positivo lo colgo. Anche per mr. spending review un deficit più alto non è piu un tabù.
Anche lui, però, come per altri economisti della contabilità aritmetica come LBS, non parla mai del perché il nostro Paese cresce meno degli altri. Se l'incertezza politica si riflette sul costo del debito, la mancata crescita, l'anemia che ci perseguita da anni, non si risolve guardando alla matematica della contabilità pubblica, ma con investimenti pubblici e privati di qualità.
Quelli per mettere in sicurezza il teritorio sono indispensabili, ma per la crescita servono anche nuove infrastrutture fisiche e non. Apriamo la discussione su quali? E lasciamo l'economka aritmetica o dei decimali ad altri?

sabato 11 agosto 2018

Chi vince prende tutto

Lo spoil system al centro del dibattito politico. Questa volta è il turmo delle Agenzie Fiscali che sono di competenza del ministro dell'economia, Tria.

Tutti i 3 capi agenzia sono stati rimossi. Tutti e 3 hanno lamentato che il processo di sostituzione non ha tenuto conto dei risultati ottenuti. 

E quando mai lo ha fatto? E perché dovrebbe farlo?

Vi riporto una frase pronunciata nel 1832 dal senatore  William L. Marcy: "to the victor belong the spoils." Questo modo di dire spiega accuratamente cosa sia lo spoils system: ogni volta che una nuova amministrazione arriva al potere, alcuni alti funzionari della pubbljca amministrazione vengono "scaricati" e altri, appartenenti al partito che ha vinto, prendono il loro posto.

Con buona pace del merito e, forse, dell'interesse del Paese. 

giovedì 9 agosto 2018

Come non dare ragione a Gustavo Piga


 
Leggo oggi sul Sole 24 ore Gustavo Piga (GP) che scrive quello che molti economisti pensano, ma non dicono. Dov'è il programma economico del Governo?
 
Inutile dire che sono pienamente d'accordo con lui.
 
Nell'articolo ha finalmente individuato la terza via, quella della "non eccessiva correzione" come la strada che probabilmente l'esecutivo sceglierà di percorrere. La stessa di Padoan, che abbiamo percorso senza dirlo. Una via, quella della "non eccessiva correzione" lastricata di un mix di interventi che vanno dalla riprogrammazione della spesa (tetto alla spesa corrente e aumento di quella per investimenti), aumento dell'IVA e maggior deficit, il tutto nella speranza che l'economia cresca.  Intanto, tutto questo porta maggior debito, almeno nel breve periodo.
 
Idealmente, quanto scrive GP mi suggerisce alcune riflessioni.
 
GP dimentica che, nell'era del populismo, si è sempre in campagna elettorale. Non premiano le scelte di lungo periodo, ma i 140 caratteri che dicono quello che le persone si vogliono sentire dire. Quindi perché programmare? E poi ci siamo mai attenuti ad un programma? Solo di recente abbiamo tentato un percorso di riforme. Il non avere un obiettivo ed un programma da seguire, sono la prima spiegazione di perché siamo dove siamo.
 
E qui la seconda considerazione. GP suggerisce, alla fine del suo articolo, che stiamo già giocando nella serie B mondiale e che il rischio è di rimanerci per sempre. Purtroppo è vero. E se la politica non riconosce questo agendo di conseguenza, semplicemente vuol dire che la situazione è anche peggio di come la scrive GP. 
 
Infine, non sfugge che l'esito della partita che stiamo giocando passa anche per i risultati delle elezioni europee. Se l'onda populista, non solo italiana, dominerà la scena, il nostro Governo potrebbe avere una sponda per evitare di essere messa in procedura per disavanzo eccessivo, che - tecnicamente - potrebbe succedere anche domani, visto che l'Italia non rispetta, da tempo, la regola sulla riduzione del debito. Se così accadesse, Tria si troverebbe nella posizione di avere consentito al Governo di raggiungere i propri obiettivi e resterebbe al suo posto. Certo, in caso contrario, ci troveremmo con un governo in difficoltà, di cui Tria sarebbe il garante.
 
In breve, Tria ne esce vincitore. Si rafforza.  Ma l'obiettivo dovrebbe essere quello di rafforzare l'Italia nell'Europa. Possono coincidere?
 
 
 

domenica 29 luglio 2018

Governare facendo campagna elettorale #sapevatelo


Nel saggio “The permanent campaign and its future”, Ornstein e Mann individuano uno dei principali problemi della politica moderna. 

Secondo i due studiosi, alcune tendenze tipiche della nostra epoca, come per esempio la crisi dei partiti e la di usione dei nuovi mezzi di comunicazione, costringerebbero i politici a mettere in atto una campagna elettorale permanente per generare consenso e garantire la propria sopravvivenza. 


L’attività di comunicazione continua non si può fermare neanche quando si viene eletti o si sale al governo: lo stesso concetto di “governare” (governing) è diventato un sinistro sinonimo di “fare campagna elettorale” (campaign). 

Vi ci ritrovate in quello che sta succedendo in Italia? Io si 


Quale è il motivo di tutto ciò?  La politica fa fatica a comprendere e gestire il presente e di conseguenza agisce per iniziative estemporanee, unilaterali e controverse. 

Ci dobbiamo adeguare o possiamo o tornare alla politica fatta di scelte? Vedremo. Serve una classe politica nuova. 



domenica 17 giugno 2018

Una politica europea per i migranti



La tesi di Sergio Fabbrini oggi sul sole è molto interessante. In pratica Favrini ricorda che non c'è stato un governo italiano degli ultimi anni che non abbia denunciato l'ipocrisia europea, ricca di nobili parole,  ma povera di concrete azioni per affrontare nel breve e risolvere nel lungo periodo il tema migrazioni. 

Per affrontare una crisi migratoria di queste proporzioni, sostiene Fabbrini. la solidarietà a parole non basta. Ci vuole un nuovo approccio alla politica migratoria. E' ragionevole chiedere di rivedere gli accordi di Dublino (magari evitando di allearsi coni Paesi di Visegrad che quegli accordi vogliono semplicemente abolirli). Una strategia finalizzata a dare vita ad un governo comune della politica migratoria che sia indipendente e separato dai singoli stati. Occorre trasformare la Guardia europea, secondo il giornalista, in un'agenzia che possa agire autonomamente dalle volontà dei singoli governi (mentre ora interviene se richiesta da questi ultimi), così garantendo lo spazio europeo della libera circolazione. Occorre assegnare al governo comune della politica migratoria un bilancio indipendente, derivato da una capacità fiscale autonoma e gestito da un commissario responsabile verso il Parlamento europeo e il Consiglio dei ministri. Si tratta infine di sostituire gli Accordi di Dublino con una politica europea dell'asilo politico, decisa dal legislativo bicamerale a maggioranza e gestita da autorità politiche sovranazionali.

Per quanto tali misure siano necessarie, tuttavia esse non vanno al cuore del problema, ovvero creare nel tempo le condizioni di sviluppo pacificazione dei paesi dai quali i migranti provengono. Qui si fa la vera differenza tra la situazione attuale è una vera strategia. 

Ps
Siamo poi sicuri che un commissario Olandese metta davanti a tutto il bene dell'Europa? Siamo pieni di esempi di belle regole europee applicate male.