mercoledì 2 gennaio 2019

Gestire i rifiuti? Si può fare!


Il tema della gestione dei rifiuti a Roma deve essere affrontata attivandosi contemporaneamente su due fronti per definire un modello di gestione efficiente.

1.     L’ammontare degli scarti: a prescindere dalla possibilità di riciclare, la parte non utilizzata del prodotto acquistato dai cittadini crea un problema di raccolta e di successivo smaltimento, lavorazione e riuso dell’imballaggio. Anche assumendo che la differenziazione dei rifiuti sia fatta correttamente e che tutti gli imballaggi siano riciclabili, il volume da raccogliere e gestire rappresenta un elemento del problema da affrontare. Questo tema è ovviamente legato al numero di abitanti la città.

Sono circa 2 milioni e 800 mila le persone residenti a Roma. Se ognuna consumasse 1 litro di latte a settimana, “creerebbe” oltre 145 milioni di bottiglie o di incarti da riciclare in un anno.

Se ogni persona residente a Roma bevesse 2 litri di acqua al giorno (come raccomandato) e solo la metà utilizzasse acqua imbottigliata in confezioni da 2 litri (le standard sono da 1,5), avremmo oltre 1 miliardo di bottiglie da avviare al riciclo!

Ove possibile sarebbe preferibile utilizzare sempre di più contenitori o imballaggi riutilizzabili dal cittadino. Quando questo non è possibile allora ben vengano incentivi fiscali volti a facilitare l’utilizzo di materiale riciclabile o proveniente da materiale riciclato (come fatto nelle ultime due leggi di bilancio). Volete un esempio di incentivo? Aumentare l’IRES di 10 punti ai produttori e ai supermercati che non forniscono il proprio prodotto “sfuso” ovvero dando la possibilità di utilizzare un imballaggio portato da casa!



2.   Occorre, in ogni caso, affrontare il tema relativo ai materiali utilizzati per l’imballaggio quando strettamente necessari e di quelli abbandonati in luoghi non deputati al ritiro o non conferiti nei cassonetti come estintori, cassette di plastica, batterie delle auto, televisori, materassi, materiale di risulta di lavori edili. L’elenco potrebbe continuare; li definiremo materiali di difficile smaltimento.



Paradossalmente non affrontando i due temi sopra posti e considerando le peculiarità della città, dove è prevalente la “presenza di passaggio” (lavoratori che risiedono fuori del comune e turisti) e la grande dispersione territoriale, il risultato è un grande accumulo di sporcizia per le strade. Il tema dei (troppi) materiali utilizzati per l’imballaggio e quelli di difficile smaltimento viene ad essere esasperato da un metodo di raccolta oggi affidato ad un sistema misto di “porta a porta” e “svuotamento dei cassonetti”.

I temi sono connessi e vanno affrontati simultaneamente. Organizzare una filiera produttiva in grado di gestire correttamente i materiali differenziati ed avviarli all’effettivo riuso non può prescindere dall’aumento delle zone nelle quali avviene il ritiro di materiale non chiaramente riciclabile come sopra definito. In questo senso gli spazi adibiti alle iniziative domenicali dell’iniziativa  “il tuo quartiere non è una discarica” andrebbero adibiti costantemente a tale funzione. Altri spazi andrebbero identificati ed attrezzati.

Inoltre, occorre modificare il metodo di raccolta dove il “porta a porta” non è ancora attivo, in modo che dopo il primo svuotamento del cassonetto, vi sia personale “a terra” che rimuove il materiale non correttamente depositato o riciclato in modo da riempire nuovamente il cassonetto e consentire il suo successivo svuotamento. Potrebbero essere facilitate la costituzione di cooperative o di associazioni di persone che vivono la situazione di degrado (i.e. di cittadini residenti nel quartiere) cha affiancano la raccolta giornaliera dei rifiuti a fronte di una riduzione della TARI.

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