giovedì 19 maggio 2016

Le raccomandazioni UE all'Italia, semaforo giallo a Renzi?

Oggi i giornali europei commentano in vario modo la decisione della Commissione europea di dare il via libera alla legge di Stabilità italiana per il 2016, in cambio di impegni per il 2017. A causa di un debito pubblico ancora molto sopra il 60%. Per questo la Commissione ha promesso un nuovo rapporto sull'indebitamento dell'Italia entro novembre. Suona come una minaccia in vista della prossima legge di stabilità, che appunto si presenta a metà ottobre. 

Il rapporto promesso dalla Commissione sarà l'occasione per fare il punto sullo stato delle finanze pubbliche italiane, dopo il referendum sulla legge costituzionale (quella che cambia il volto del Senato per intenderci). Voto che potrebbe creare problemi a Renzi, ma che potrebbe anche rappresentare il rilancio della sua azione, nell'ultimo decisivo anno di governo. In questo secondo caso, è probabile che Matteo Renzi presenti una legge di stabilità in tono elettorale (gli annunci su abolizione di Equitalia e riduzione delle imposte sul reddito lo fanno intuire). È questo forse non è gradito all'Europa. 

L'Europa vuole tenere a briglia stretta il Bel Paese - non sia mai dovesse ritornare a crescere - ed  hanno avuto facile gioco a rilevare limitati tagli alla spesa e la mancata liberalizzazione dei servizi. Ed ovviamente l'alto debito. 

E allora stupiamo l'Europa. Diciamo che la riforma strutturale di cui ha bisogno il Paese è la capacità di investire sul suo futuro. Istruzione e infrastrutture, meno leggi, più buona amministrazione, che porterebbe anche a minore corruzione. Per istruzione e infrastrutture  bastano gli zero virgola concessi dalla flessibilità, basta renderli strutturali. Avere meno leggi-procedura dipende dal Parlamento. La buona amministrazione dipende dalla formazione e dalla guida politica. Si può fare. 

Ma anche l'Europa ha bisogno di una riforma strutturale. Di impostazione, per la crescita. Di questo non si parla mai. 

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