domenica 8 maggio 2016

L'anomalia di un Paese normale. Essersi dimenticato di essere eccezionale.

in un mondo che cambia in modo continuo e che è alla ricerca di un nuovo equilibrio, l'Italia è alla ricerca della sua nuova identità. Corrosa da una continua polemica, mai costruttiva, il nostro Paese sta perdendo la sua identità, vagando alla ricerca di nuove opportunità, quelle che il contesto globale ci offre. Opportunità, ma anche rischi che aumentano se stiamo fermi o, peggio, ci muoviamo senza una visione, cogliendo qua e là effimere illusioni, come quelle che ci portano a vendere le migliori aziende ad imprese di Paesi che, una volta impossessatesi del know how, lasciano l'Italia, che diventa solo un mercato di sbocco. Finché il reddito tiene. Poi... 

Il mondo ha sempre più bisogno di energia e tecnologia. Qual'e la nostra policy? Su questi due elementi si giocherà il futuro delle città, della medicina, della gestione dei rifiuti. Ma anche quello del tipo o Made in Italy, della catena alimentare. E cosa stiamo facendo per posizionarci in modo deciso? 

Ogni regione, ogni città, ha una politica di sviluppo. Spesso concorrenziale rispetto alle altre realtà italiane, mai integrante. Pensate ai porti. Sembra che i nostri politici siano rimasti alle Repubbliche marinare. Ognuno per sè. Così però perdiamo tutto. Come pensiamo di fare concorrenza ai porti del nord Europa se non puntiamo tutte le risorse e le capacità su una infrastruttura e sull'alta capacità del trasporto merci dal porto ai mercati di sbocco? Non sarebbe ora di pensare ad un macchina specializzata per l'accoglienza di studenti universitari, con alloggi, corsi in inglese e francese, cinese, laboratori, strudentati e professori ben pagati in base alla loro capacità? Non è ora di consolidare le utilities detenute dagli enti locali per creare un gigante nazionale, utilizzando uno strumento come il fondo strategico? 

L'anomalia di un Paese normale è essersi dimenticato della sua eccezionalità e capacità di essere i numeri 1 nel mondo! Certo abbiamo bisogno di mettere da parte i campanilismi e remare tutti nella stessa direzione. Come disse una volta un mio amico, se non saremo seduti alla tavola dei grandi, vuol dire che saremo sul menù e saremo dominati da altri Paesi, forse meno democratici del nostro. 

Smettiamola di pensare egoisticamente al nostro interesse di breve e pensiamo al futuro del Paese! 

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