martedì 5 gennaio 2016

Piano piano er pasticciaccio sui subordinati si rivela

L'articolo di oggi di Federico Fubini sul Corriere della Sera inizia a mettere sale sulla ferita aperta dei subordinati bancari sottoscritti direttamente dai risparmiatori. 

Non tanto in chiave rimborsi o accertamento delle responsabilità, ma di analisi della situazione e delle possibili linee di azione. Vediamo perché.

1. Fubini ritrova sul sito Consob un'analisi dell'ufficio studi molto interessante (Le obbligazioni emesse da banche italiane. Le caratteristiche dei titoli e i rendimenti per gli investitori di R. Grasso, N. Linciano, L. Pierantoni, G. Siciliano vedi pubblicazione)

2. In realtà questo studio era già stato rispolverato da un altro articolo (moneyreport.it - vedi articolo) del 23 dicembre 2015.

3. L' abstract del paper è eloquente: "Le banche italiane sono fra le più dipendenti dalla raccolta obbligazionaria nel panorama internazionale e questa viene finanziata in misura preponderante attraverso collocamenti destinati agli investitori retail. Le famiglie italiane investono infatti una quota significativa della propria ricchezza finanziaria in obbligazioni bancarie, quota nettamente superiore rispetto a quella rilevata per le famiglie dei principali paesi industrializzati. La raccolta obbligazionaria delle banche è dunque un tema di grande rilievo per le Autorità chiamate ad assicurare la protezione degli investitori retail."

4. Dunque era tutto chiaro? La lettura del paper propone altri spunti interessanti, sempre abilmente proposti dagli autori nell'abstract. Quindi per capire non bisognava neppure leggere tutte le 56 pagine del Quaderno!


a) Il rischio di liquidità è in media elevato: solo il 9% delle obbligazioni (30% circa in termini di controvalore) ha un mercato secondario realmente liquido; la scarsa liquidità sembra imputabile principalmente alla ridotta dimensione dei singoli prestiti. 

Come ho detto già su questo blog, la quotazione e la liquidità di un titolo sono essenziali per capirne il rischio e la sua evoluzione nel tempo (leggi qui).

b) Per le obbligazioni ordinarie i rendimenti all'emissione sono debolmente correlati con il rischio emittente e di liquidità e, a parità di altri fattori, inferiori a quelli offerti agli investitori istituzionali; i rendimenti calcolati ex post sul periodo 2007-2009 risultano in media inferiori a quelli dei titoli di Stato domestici. Se si tiene conto degli elevati costi impliciti nel prezzo di collocamento, tale ultimo risultato vale anche per le obbligazioni strutturate.

In altre parole il rischio non era adeguatamente remunerato. Cosa che una quotazione avrebbe messo subito in evidenza. E per essere chiari per mercato non intendo la quotazione che la la banca stessa (quella emittente) in caso di riacquisto, ma un serio meccanismo come il MOT o l'MTS. 

Ma la questione è che il nostro Testo Unico della Finanza (e le normative europee) prevedeva da tempo un prospetto semplificato (2002). Nel Consultation Paper on technical issues to the KID (ill prospetto semplificato) discosure for UCITS Management Directive del 2009 si ritenne che il prospetto semplificato non aveva raggiunto l'obiettivo di dare un'informazione sintetica, fruibile ed adeguata affinché il risparmiatore si facesse un'idea delle caratteristiche dell'investimento che si accingeva a sottoscrivere. E anzichè definire un Prospetto semplificato che riuscisse nell'intento....

Ora, mentre è partita la caccia alle streghe, io preferisco pensare a come evitare che in futuro queste situazioni si ripropongano. Vorrei vedere le Autorità lavorare tanto sul decreto rimborsi, quanto su una seria attività di informazione e di educazione tramite la Rai, come si fece con il maestro Manzi. 

In un mercato dove i rendimenti dei titoli di Stato sono bassi e le cui cedole hanno rappresentato per molti risparmiatori un'interessante integrazione al reddito è facile che il risparmiatore sia tentato da un rendimento più alto di quello dei titoli di Stato e cerchi investimenti alternativi. 

Quindi, non perdiamo tempo!



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