martedì 5 gennaio 2016

Zalone come Sordi. Il declino e la speranza per un Paese diverso

Ho appena visto il film "Quo vado" con Zalone. Il paragone con Sordi sembra irriverente, ma vedrete che tra 20 anni in molti penseranno che i film di Checco aiutano a capire uno spaccato di vita italiana.

Ci sono molti messaggi nel film. Il primo è che in Italia tutto cambia per non cambiare. Il caso dell'abolizione delle Provincie e delle Aree Metropolitane citato nel film. Forse non è la sola cosa che cambia per non cambiare. Ad esempio, la riforma del Parlamento (leggi qui). Fino a quando non si cambieranno i regolamenti parlamentari, con l'obiettivo di rendere più fluida l'attività normativa, non avremo molti risultati in termini di snellimento del processo normativo. Io avrei puntato su questa riforma, piuttosto che sull'abolizione del Senato. Avrei istituito, come esiste negli Stati Uniti, una bicamerale permanente che, in caso di una norma approvata con un testo diverso tra Camera e Senato, avrebbe avuto il compito di trovare un testo comune. Andate a verificare come funziona e vedrete che in 4 settimane, un processo normativo è concluso. Certo, la riforma del Senato fa più effetto, ma sarà efficace? A già, l'efficacia dipende dall'obiettivo, e chissà qual'è il vero obiettivo della riforma.

Il film propone, poi, il caso del ricercatore che, speranzoso, torna in Italia e si scontra con la mentalità di un Paese che deve fare in modo che "ogni irregolarità sia regolarmente presente" e che non ha capito che ha imboccato la strada del declino, se non si rigenera a partire dalla Politica e dalla Pubblica Amministrazione.

Nel film emerge, poi, chiara la consapevolezza che una certa Italia è ancora abituata al sostegno pubblico. E non solo i dipendenti pubblici (Checco, scusa, ma molti dipendenti pubblici fanno il proprio dovere, per primi alcuni sindaci), ma anche chi del sostegno pubblico abusa .

Le cose, secondo me, stanno cambiando rapidamente. Ed è proprio il film a darne conto. L'italiano ha una forza interiore fuori dal comune, che lo fa emergere tra le avversità e che, grazie all'improvvisazione e allo spirito imprenditoriale che c'è in ognuno di noi, se la cava anche davanti ad un orso polare!

Ora il tema è che la politica di questi ultimi 10 anni è stata al rimorchio di quella di altri Paesi Europei. Non è stata europeista, ma senza ideali. Ancora oggi i movimenti politici rappresentati in Parlamento seguono il malpancismo e non sono in grado di proiettare il Paese verso il futuro. Un futuro fatto in Europa e che deve essere disegnato da politici lungimiranti, non dediti al cincischio e alla tattica.

Come ricorda un mio amico, se non sei seduto a tavola sei sul menù. Noi italiani, dove vogliamo stare?

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