sabato 12 marzo 2016

In una nuova conferenza di Roma, la speranza della rinascita del Unione Europea.

Il tema della Brexit e delle concessioni fatte dall'Unione Europea alla Gran Bretagna per "convincere" gli inglesi a rimanere legati all'Europa, ci deve portare ad una riflessione più ampia. 

L'eccesso di regole sta distruggendo l'Europa. Non solo quelle fiscali, ma anche quelle che riguardano la vita di tutti i giorni, dalla sicurezza nell'alimentazione, alla produzione di latte ed acciaio, agli ascensori dei nostri condomini. 

Regole che nascono dalla paura che impediscono di imboccare la strada sviluppo e della crescita economica e sociale. 

Tant'è, che potendolo fare, gli Inglesi chiedono meno regole e meno imposizioni da Bruxelles. Che poi questa strategia sia efficace, non lo so. Osservo solo che non vorrei un'Europa senza UK. Non avrebbe senso. 

La volontà di regolare tutto non può derivare dalla ricerca del mercato unico. In parte, a mio avviso, dipende dalla necessità di alcuni produttori europei di conquistare quote di mercato, spiazzando con le regole, la concorrenza. Questo riesce grazie ad un'accorta politica di lobby presso le istituzioni europee, lobby spesso sostenuta dai Paesi membri. 

In parte, però questa eccessiva regolazione nasce dal distacco con cui le istituzioni europee vivono l'Europa. Questo è forse il fattore più preoccupante; sembra quasi che non ci sia fiducia nei Paesi membri e nella loro capacità di regolarsi. Forse questo era vero sul fronte della finanza pubblica. Ma se da un lato si crede alla disciplina dei mercati - in nome della quale vengono imposte assurde regole sugli aiuti di Stato - dall'altro non si può disconoscere questo principio con una regolazione pesante, che crea inefficienza. 

Se ci pensate la BCE ha un'unica regola, attorno cui costruisce la politica monetaria europea. Utilizzando flessibilità ed intelligenza, tempismo e capacità di adattamento. 
Tutte cose che mancano nelle altre istituzioni europee. Certo, non mancano le critiche all'operato BCE, ma queste fanno parte della costruzione della decisione in un sistema democratico. 

Ecco, la nostra Europa ha bisogno di maggiore democrazia. E di poche regole. 

E la nostra sterile richiesta di flessibilità, non si confronta su un piano di ragionevolezza di politica economica, ma con la paura che qualcuno faccia il furbo. Mancano democrazia e fiducia in Europa. 

Se non si riparte da un patto politico per l'Europa, nulla ci può tirare fuori dalla crisi di identità e dal declino. 

Eppure, forse distratti dalle elezioni locali, forse poco lungimiranti, i nostri rappresentati democratici si dimenticano di essere politicamente responsabili verso i propri cittadini e quelli europei. E combattono a colpi di zerovirgola. Che Renzi proponga una nuova conferenza di Roma. Per lanciare un progetto politico, che con visione e responsabilità voglia far ripartire l'Europa democratica di Adenauer e Segni.

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