giovedì 10 marzo 2016

Dal rilancio dei musei, un'occasione di crescita per l'Italia.


Esulta il ministro Franceschini con i dati alla mano dell'affluenza di visitatori ai musei di domenica scorsa. Come ogni prima domenica del mese, nei musei statali si entra gratis.

Se ragiono sul tema mi viene da pensare che se la domanda è così alta quando il prezzo è zero, vuol dire che il prodotto offerto non è di alta qualità. In altre parole, pur essendo le opere d'arte conservate nei nostri musei di incalcolabile bellezza e interesse storico-culturale, le modalità per la loro fruizione non consente di attrarre masse di visitatori se non quando il prezzo è zero.

Dopo aver esultato, inviterei il Ministro ad una seria riflessione su come questa risorsa dell'umanità è gestita. Rifletterei sulla responsabilità che abbiamo nel rendere più attraenti i nostri musei. Come occorre pensare i musei come attrazione è offrire servizi in linea con le aspettative di viaggiatori. Anzi, far diventare la cultura il motivo principale per cui il nostro Paese torna ad essere la metà del turismo internazionale. Perché abbiamo perso - per chi non se n'è accorto - anche questo primato. E da tempo.

Occorre investire in quello che veniva chiamato il sistema Paese per rendere fruibili musei e città, luoghi di vacanza e di benessere (terme). Non basta un concorso internazionale per scegliere i direttori dei musei se poi tutt'intorno rimane lo stesso. Non basta un film girato a Roma per attrarre i turisti.

Serve un progetto che metta da parte il campanilismo storico imperante nel nostro Paese e metta davanti a tutto un solo ideale: l'Italia

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