venerdì 11 settembre 2015

Dalla bad bank, una riflessione sul tema europeo degli aiuti di Stato.

Da diversi mesi in Italia si discute della creazione di una bad bank per aiutare le banche italiane a gestire i cd. Npls (crediti andati a male). Ma la discussione non si concentra sul vero problema: il regime degli aiuti di Stato in Europa continua ad aumentare le fratture nel sistema economico anziché risultare elemento di riequilibrio e maggiore competizione. 

Il tema degli aiuti di Stato dovrebbe essere come l'handicap nel golf, che consente a giocatori di capacità divers di giocare uno contro l'altro, in quanto l'handicap ha livellato la base di partenza. 

Vediamo il tema con riferimento alle discussioni in corso sulla bad bank. 


Il primo tema che occorre considerare è che l'intervento pubblico in questo caso dovrebbe servire a fronte di un fallimento di mercato, che non consente l'incontro tra domanda ed offerta; tra prezzo chiesto dalle banche per vendere e quello offerto dagli investitori per comprare. Non escludo ci sia asimmetria informativa tra chi compra e chi vende che non consente la formazione di un prezzo di equilibrio; e forse un pizzico di speculazione. Questo tema sembra essere pacifico. 


Il secondo tema é capire perché vi é oggi la necessità di una bad bank e non nel 2008 o 2010 quando questa necessità era avvertita da tutti gli altri Paesi europei, che hanno conseguentemente agito. Ovvero hanno messo mano al bilancio pubblico a sostegno delle proprie banche. Chi ha un solido sistema bancario siede in luoghi importanti dell'economia, influenzandone gli andamenti. 
Il punto non è di attribuire la colpa politica a qualche esecutivo italiano che non ha agito, ma di capire come mai solo oggi il problema emerge. Forse la lunghezza della crisi. Se dunque non consento al sistema bancario italiano di ristrutturare il proprio attivo solo perché ha resistito meglio o più a lungo alla crisi, non sto forse creando disparità di trattamento anzichè intervenire a livellale la base di partenza? 


A questo punto il tema diventano le regole europee sugli aiuti di Stato. Se il punto è di mettere il nostro sistema bancario nelle condizioni di concedere credito, di tornare a competere nello spazio europeo in modo uguale alle altre banche, salvaguardare i correntisti, cosa che è messa in difficoltà dalla presenza degli NPLs nei loro bilanci, si tratta di poter intervenire per ricreare un level playing field tra banche italiane e quelle del resto dell'Unione.
Quindi le regole che governano gli aiuti di Stato dovrebbero consentire all'Italia di procedere; il legislatore nazionale nell'utilizzare i soldi dei contribuenti dovrebbe stare attento, e discriminare i casi in cui la situazione è dovuta ad incapacità della banca nel valutare il merito di credito e quella creatasi a causa del prolungarsi della crisi. Solo se venisse dimostrato il fallimento di mercato, l'intervento pubblico sarebbe giustificato . 

Va da se che il fatto che nel tempo le regole siano cambiate, passando dalla possibilità di intervenire nelle banche ad una nella quale questo non è possibile, non è ragionevole in un sistema che dovrebbe intervenire a ridurre le differenze tra i soggetti economici operanti nei Paesi Membri. Cosa che invece è accaduta nel caso delle ristrutturazioni bancarie.

Quindi i servizi della Commissione che presidiano agli aiuti di Stato stanno creando una frattura maggiore nel sistema economico europeo di quella che si registrava ne 1999 e non soltanto con riferimento alle banche.

Perché?


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