domenica 4 ottobre 2015

L'Europa del benessere è lontana. I Noeurini possono stare tranquilli.

L'UE, così come è fotografata oggi dai dati economici e dalle discussioni su come riprendere il cammino di integrazione economica e politica, è la conseguenza del processo di integrazione sbilenco seguito all'introduzione della moneta unica. 

Grazie a regole contabili da ragionieri - che nulla hanno a che fare con la politica economica - e una politica industriale che impediva agli interventi degli Stati di servire a ridurre le disparità tra sistemi produttivi per crearne uno Europeo - al riguardo vedi il mio post Il caso wolkswagen risveglierà l'Europa) - le differenze tra Paesi europei si sono consolidate. 

I Governi dei diversi Stati dell'Unione, di fronte alla crisi del 2008, hanno reagito diventando sempre più egoisti e tradendo lo spirito dell'Unione. In luogo di capire che erano le regole contabili a non funzionare, i Paesi Membri hanno messo in discussione l'Europa stessa. Conseguentemente, l'Europa si è mostrata lenta ed indecisa sul da farsi, facendo emergere interessi di parte, contrastanti tra di loro. Allo stesso tempo le differenze sono diventate sempre più evidenti, esacerbate dalle vicende greche e degli immigranti. 

In tutto questo, si è persa la capacità dell'Europa di competere su scala globale; i ritardi di competitività di molti Paesi europei penalizzano l'intera area. Pensare in modo egoistico al futuro del proprio Paese, nell'ambito di un'unione monetaria,  vuol dire "comprare" un pò di tempo a scapito dei propri partners, prima di affondare. 
Presi singolarmente, alcuni Paesi europei hanno caratteristiche per competere a livello globale, peccato che non abbiano le dimensioni del mercato degli Stati Uniti, del Brasile, della Cina. L'UE,  invece, rappresenta un mercato di 500 milioni di persone, la più grande economia della Terra, con 14.000 miliardi di euro di PIL ed una capacità sociale unica per tradizione e cultura. 

Per riprendere la corsa verso lo sviluppo sono sufficienti le tre iniziative della Commissione Europea (Enargy Union, Capital Markets Union e Digital Single Market)? Direi di no. Mi sembrano specchietti per le allodole. 
Fintanto che gli Stati non trovano meccanismi di governance veri, finché il dibattito non si sposta sul ruolo del Parlamento, per farlo diventare il motore democratico dell'Unione, e non si parla di bilancio federale e di debito pubblico europeo, i noeurini possono stare tranquilli. L'Europa dello sviluppo e del benessere è lontana.   

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